Madonna del Sacro Cingolo. 699 anni fa il furto sacrilego di Musciattino


Sono passati 699 anni da quella famosa notte quando Musciattino tentò di sottrarre la Sacra Cintola ai pratesi. La storia è nota e avvenne tra il 27 e il 28 luglio 1312. Appunto il 28, secondo il calendario «proprio», ricorre la festa della Madonna del Sacro Cingolo, la reliquia che la città e la Chiesa onorano in particolare l’8 settembre, memoria della Natività di Maria.

Come narra la tradizione, quella notte di sette secoli anni fa, Giovanni di ser Landetto da Pistoia, un chierico secolare detto anche Musciattino, tentò di sottrarre ai pratesi la Cintola della Madonna per portarla nella vicina città rivale. Ma qualcosa andò storto, la storia dice che il ladro divenne improvvisamente cieco, probabilmente punito per il vile furto, e così continuò a vagare per le navate della pieve di Santo Stefano, oggi duomo di Prato. Musciattino credette di essere arrivato davanti alle mura di Pistoia, e invece si mise a bussare al portone della chiesa. Il ladro fu acciuffato e punito in modo esemplare: gli furono tagliate le mani, fu legato alla coda di un asino, condotto sul Bisenzio e qui bruciato. Sullo stipite di una delle porte laterali del Duomo (quella presso l’angolo formato dal campanile) si dice sia rimasta, a estrema testimonianza, l’impronta della sua mano sacrilega.

Tornando ai giorni nostri, la festa di giovedì 28 luglio viene celebrata ancora una volta in duomo. Alle ore 9,15, canto delle lodi; alle 9,30 messa solenne concelebrata dal Capitolo della cattedrale nella Cappella del Sacro Cingolo. Alle 17,45 i Vespri e alle 18 la messa celebrata dal parroco can. Emilio Riva. In questo giorno, partecipando alle funzioni in programma o almeno visitando devotamente la cattedrale, si può ottenere l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione e comunione sacramentale, recita del Padre nostro e del Credo, preghiera per il S. Padre).

L’indulgenza, ovvero la remissione delle pene dovute per i peccati, è stata concessa, nel 1996, in virtù del titolo di Basilica minore attribuito alla cattedrale da Papa Giovanni Paolo II.

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