23 Agosto 2011

DO YOU SPEAK… NEW YORK?


Eccovi un piccolo prontuario sui termini più in voga nella Grande Mela,  in modo che caschiate sempre in piedi, e sappiate cosa vi aspetta quando sentite pronunciare parole dal significato oscuro. Perfetto per alleggerirvi il clima da rientro dalle vacanze estive, o per accordarsi al mood di chi ancora sta a mollo coi piedi sul bagnasciuga!

SPEAK EASY: Sono i locali segreti di cui Manhattan e Brooklyn sono piene.  E quando dico segreti, fate conto che intendo posti in cui si entra suonando a un campanello senza nome; oppure componendo un numero da una cabina telefonica dentro un negozio di hot dog; o ancora entrando dentro un negozio in cui di giorno ci si va a tagliare i capelli. Sono posti più o meno conosciuti (alcuni sono talmente celebri, che hanno aperto anche un sito internet; altri ancora sono noti solo a i tipi bene informati…), in cui si va a bere, più o meno esclusivi, con frequentatori in genere ben vestiti, o vestiti in modo molto ricercato, qualcuno direbbe “casual chic”.

Il nome arriva dai lontani anni Venti e Trenta del secolo scorso: durante il proibizionismo, che vietava agli americani la vendita e il consumo di alcool, il contrabbando aveva preso piede in modo decisivo e con lui i bar clandestini. Per bere ci si riuniva in cantine o seminterrati, luoghi “nascosti” al riparo dall’intervento della polizia, “oasi” fiorenti in cui per entrare si doveva conoscere la parola d’ordine. Oggi il ricordo di questi luoghi segreti è rimasto, e si carica del fascino di posti in cui si vanno a bere cocktail originali, arredati in modo non usuale. A New York sono la gran moda e se ne scoprite qualcuno nuovo… sfoggiatevela con gli amici!

HIPSTERS: Dilagano in quartieri come Williamsburg, a Brooklyn, o nel Greenwich Village, a Manhattan. Sono ragazzi tra i 20 e i 30, i loro must sono il pensiero indipendente, la cultura alternativa; progressisti in politica, sono appassionati di arte, creatività e musica indie rock. Un hipster lo riconosci da come si veste: sempre molto ricercato, prende i suoi abiti dai bauli della nonna o li acquista in bancarelle vintage; porta jeans strettissimi, tagli di capelli corti, asimmetrici, spesso androgini. La cultura hipster è tra le più trendy oggi a NY.

ROOF TOP PARTY: camminare per strada, sentire della musica provenire da chissà dove, alzare lo sguardo, vedere la luce su un tetto, salire le scale. Ecco la serata più cool a New York, tanto a Brooklyn  quanto a Manhattan. Le feste sui tetti animano l’estate, e si dividono i tre categorie: quelle tutte gratis, offre il padrone di casa e le porte sono aperte (nella speranza che poi si faccia a turno…); quelle in cui “vieni ma porta da bere”, in cui tutte le birre portate dai partecipanti sono messe insieme a raffreddarsi e ciascuno può bere a piacimento; quelle in cui si paga, un prezzo più o meno ragionevole: a volte all’ingresso, e ci sono comprese bevute illimitate, a volte invece al bancone del bar, in cui però birre e cocktail hanno prezzi molto più bassi della media. In ogni festa sul tetto non manca mai la musica né il barbecue: hot dog e hamburger servono a tappare i buchi di fame dal tardo pomeriggio fino a notte fonda.

COOL: Dovrebbe essere qualcosa di fico, di particolarmente ganzo, divertente, insomma, cool. Di fatto state attenti: in una conversazione con qualcuno, sentirsi rispondere “Cool” con tono monocorde potrebbe semplicemente significare che il vostro interlocutore non ha altra idea di cosa rispondervi… Potrebbe in questo caso essere “cool” decidere di cambiare argomento!

BRUNCH: ovvero un mix tra breakfast e lunch. Di super moda ovunque a New York (i locali espongono fior di cartelli e insegne per attirare potenziali clienti affamati), il brunch si fa il sabato e la domenica con un orario che generalmente va dalle 11 di mattina alle 4 di pomeriggio, quando insomma si suppone che si abbia il tempo di gustare un pasto abbondante senza l’incubo dell’orologio per entrare a lavoro. I locali hanno sezioni specifiche per il brunch nel loro menù: piatti forti sono le uova any style (non solo scrambled, strapazzate, ma anche overeasy, ovvero occhio di bue, oppure poached, in camicia), bacon o sausage (che non è la nostra salsiccia, ma il wurstel); oppure i pancakes, frittelle tonde di patate da condire con burro e sciroppo d’acero; le omelette con erbette aromatiche, prosciutto, formaggio, funghi e chi più me ha più ne metta; sandwich di pollo o tacchino oppure il sempre verde hamburger con fries, le patatine fritte o a scelta con cole slaw, insalata di verza cruda condita con maionese. In alcuni locali compreso nel prezzo c’è un cocktail: e visto che siamo al “mattino”, si tratta di Mimosa o Bellini, oppure di Bloody Mary. A volte per accompagnare i piatti, i locali servono cestini di pane tostato e muffin. Le variazioni sul tema sono il bello: provare per credere.

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alessio mazzeo
alessio mazzeo
12 anni fa

Pensare che anche Prato possa diventare una città vitale come NY city è un’ utopia,secondo me il problema non sta tanto nella cattiva politica quanto nell’assoluta mancanza da parte della gente di regalare e dedicare delle buone idee per poter migliorare anche la nostra città.
Ad esempio nostri ipocriti ambientalisti locali griderebbero allo scandalo se venisse realizzata solo una minima parte della speculazione edilizia avvenuta in NY negli ultimi due secoli.
Eppure il fascino di questa città sta proprio in ciò che da noi sarebbe mal visto o proibito.

Alessio Mazzeo