8 Agosto 2011

SUNDAY MASS IN HARLEM, OVVERO: “QUESTA E’ UNA FUNZIONE SACRA, NON UNO SPETTACOLO GOSPEL!”


Ieri ho fatto una cosa da guida turistica, precisa precisa: sono andata  a prendere la messa ad Harlem, il quartiere di Manhattan storicamente abitato dai “black people”. Esperienza assolutamente da fare (il coro gospel è favoloso, e l’intero meccanismo di preparazione ha un suo fascino), ma che consiglio solo a chi ha la possibilità di impegnare un’intera mezza giornata, compreso il pranzo, ovviamente a base di “soul food”, il cibo dell’anima. Ebbene, la funzione inizia alle 11 all’Abyssinian Baptist Church, una delle chiese più note nel cuore di Harlem per la disponibilità ad accettare turisti durante le funzioni (non in tutte le chiese lo fanno, anzi: molte espressamente li mettono alla porta, timorosi di avere tra i banchi rumorosi e distratti avventori curiosi solo di ascoltare dal vivo un coro gospel). Insomma, evidentemente è una informazione che è circolata, o forse tutti i turisti possiedono una Lonely Planet, fatto sta che la fila all’ingresso è drammatica: già alle 9.45 di mattina (siamo arrivate con un’ora e un quarto di anticipo… altro che l’arrivo all’ultimo minuto nelle nostre chiese!) la fila gira intorno a tutto l’isolato.

La fila intorno all'isolato, per partecipare alla messa all'Abyssinian Baptist Church

La fila intorno all'isolato, per partecipare alla messa all'Abyssinian Baptist Church

Al sole si cuoce, ma c’è chi, prontamente (e sono neri….), vende per un dollaro bottiglie di acqua fresca per ingannare l’attesa. Uno dei volontari della comunità che fa capo alla chiesa continua a urlare avvertimenti minacciosi: “Cambiate chiesa, siete troppi, andate via, non entrerete mai tutti, io lo so, li ho visti, siete tanti e ci sono tante chiese, perché venite tutti qui? Perché non andate altrove?”. Qualcuno, intimorito, desiste, qualche altro forse sa che è una vecchia tecnica rodata per sondare la volontà degli astanti e verificare che, almeno un po’, ci sono buone intenzioni ad animarli. Insomma, arriviamo infine all’ora dell’ingresso, piano piano la fila scorre, i turisti vengono fatti entrare a piccoli gruppi sotto l’occhio vigile di un censore in abito bianco, camicia azzurra e cravatta arancio che verifica il rispetto del “dress code”, ovvero che si abbia un abbigliamento decoroso per partecipare alla Messa. Ebbene: io rischio il peggio, restare fuori dalla chiesa. Ai piedi indossoo (peccato capitale) le Birkenstok a ciabattina, quelle che avrete anche voi per l’estate, ma non vanno bene, “Servono sandali con almeno un laccetto alla caviglia”, mi dice il tipo biancovestito. Sono atterrita: e ora? Ma niente paura, il business del turismo domenicale ha fatto crescere, proprio sotto gli occhi dei moralizzatori, un florido mercato di pronto moda a prezzi last minute: una signora con banchetto di straccetti e ciabattine mi suggerisce un fantastico paio di ballerine di pezza azzurre che per 5 dollari mi risolvono i problemi.

Fuori dalla chiesa, un banchetto vende accessori last minute in soccorso di quanti hanno fatto la fila per partecipare alla messa ma non hanno un abbigliamento adeguato al momento solenne.
Scarpette azzurre, il mio acquisto, per 5 dollari, in tono con la gonna. L'alternativa era il fucsia.

E LA MESSA, infine, vale la pena. Quasi due ore, celebrate da una donna (la chiesa battista lo permette), con un coro di oltre 35 membri vestiti di lunghe tuniche bordeaux, un pianoforte a coda suonato dal vivo e una predica “interattiva” col pubblico che risponde alle provocazioni della celebrante con commenti o asserzioni. Tutti in platea sono elegantissimi e sgargianti alla maniera dei neri, come se nel vestire volessero riprodurre la vitalità dei colori degli ambienti da cui vengono, mentre dalla balconata (sì, la chiesa è a due piani!) i turisti guardano attenti e salutano, quando la celebrante li chiama in causa. Tra le curiosità? Gli avvisi per la settimana, dati nel mezzo della predica: non solo appuntamenti ecclesiali ma anche “ricreativi”, come il cinema o il pic nic, di cui per invogliare la partecipazione viene elencato tutto il menù: dal mais arrostito all’insalata di pasta al tonno, dalle ribbs (le costolette arrosto) al pollo a pezzi. Anche il corpo vuole la sua parte.

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