18 Ottobre 2011

Vaiano, il carbonizzo Lavati pronto a ripartire dopo il rogo


E’ trascorso poco più di un mese e mezzo da quel 28 agosto in cui il carbonizzo e stracciatura Lavati Giulio e Figli snc è andato a fuoco. Un incendio di natura accidentale che ha gravemente danneggiato l’immobile, imponendo la sospensione della produzione. Buona parte delle macchine, seppure danneggiate dal calore e dalle fiamme, si sono però salvate e potrebbero, con interventi cospicui ma non enormi che la famiglia Lavati è pronta ad eseguire, ritornare operative già a febbraio-marzo. In tempo utile, quindi, per sopperire alle necessità di materia prima rigenerata essenziale alla filiera tessile del distretto.
Con le sue 2.000 tonnellate annue di materiali tessili trattati la Lavati è un pilastro del cardato rigenerato; metà della materia prima della produzione tipica di Prato passa dalle sue macchine. Sono rimasti in pochissimi infatti gli operatori tessili focalizzati sul segmento iniziale del ciclo del rigenerato, quello della stracciatura e carbonizzatura di materiali tessili di scarto, quindi capi usati o ritagli di confezione o residui di lavorazioni tessili. Un mestiere tradizionale e antico ma nello stesso tempo modernissimo, perfettamente in linea con la filosofia “eco” che è oggi in grande tendenza e che ha riportato il cardato rigenerato pratese all’attenzione degli operatori sia della moda che della tutela ambientale.
“Ho perso il conto dei giornalisti e studiosi provenienti anche dall’altro capo del mondo che negli anni sono venuti a visitare la nostra azienda – spiega Franco Lavati -. Siamo sempre stati considerati un’azienda-simbolo della pratica virtuosa del riciclo dei materiali tessili. A 82 anni non immaginavo di dovermi trovare, assieme ai miei figli Giovanni e Paola, a ricominciare quasi da zero. Ma sono disponibile ad affrontare anche questo, perché credo in quello che facciamo.”
Il carbonizzo Lavati ha presentato al Comune di Vaiano la relazione tecnica dei professionisti incaricati di stabilire il da farsi per bonificare l’area incendiata e riprendere l’attività produttiva. Confidiamo nel buonsenso e nella comprensione del Comune e del sindaco – continua Lavati -. La signora Marchi ci è stata vicina subito dopo l’incendio ed ha mostrato sensibilità per le sorti dell’impresa. Sappiamo bene che l’intento del Comune è di sollecitarci a trovare una nuova sede, lontana dal centro della Briglia. Siamo convinti anche noi che un passo del genere vada fatto: dal 1956, quando mio padre impiantò l’attività, sono cambiate molte cose ed obiettivamente sarebbe preferibile anche per noi trasferirci. Dico però al Comune: non possiamo farlo proprio ora, nel momento di maggior debolezza dell’azienda; fateci ripartire intanto qui, poi troveremo una soluzione. Trasferire un’attività come la nostra non è né facile né economico; già effettuare gli interventi per ripartire rimanendo dove siamo comporta costi di centinaia di migliaia di euro; reimpiantare l’attività da un’altra parte significa milioni. Fermare del tutto la produzione, poi, non è un problema solo per noi ma per l’intera filiera: noi lavoriamo per alcuni lanifici e per tutti i principali commercianti di materie prime dell’area e copriamo una fetta molto rilevante del fabbisogno di fibra rigenerata.”

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