23 Dicembre 2011

Crac Sasch, otto indagati. L’avvocato del sindaco Cenni respinge le accuse


Otto avvisi di garanzia per un crac da 200 milioni di euro. Oltre al sindaco Roberto Cenni, azionista di riferimento fino alla primavera 2009, quando si è candidato alle elezioni comunali, sono altri sette gli amministratori e soci del gruppo Sasch indagati per bancarotta fraudolenta e per reati contabili connessi, dall’occultamento di documenti, all’ipotesi di distrazione di fondi. L’avviso di garanzia è stato notificato anche a Giacomo Cenni, figlio del sindaco, subentrato alla guida del gruppo; ai soci Gianluca e Giacomo Giovannelli; al ragioniere Mario Pacetti, ex consigliere; ad Antonio Rosati, ex presidente del cda Sasch e cognato del sindaco; a Carlo Mencaroni, già amministratore delegato di Eurotintoria; e al manager Michele Tardi, chiamato dalla proprietà nell’estate 2010 a salvare il gruppo, traghettandolo verso il concordato attraverso la costituzione di nuove società.
Ieri su mandato del pubblico ministero Paolini, i finanzieri hanno perquisito la casa di Roberto Cenni. L’inchiesta della Procura di Prato poggia sulla relazione dei curatori Ricci e Castoldi, che hanno passato in rassegna i conti del gruppo nell’ambito della procedura fallimentare aperta dal Tribunale. Fra gli aspetti finiti nel mirino della Procura ci sarebbero operazioni con l’estero – come il tentativo negli anni passati di aprire un canale distributivo in Russia, rivelatosi fallimentare – e movimenti di denaro fra le società del gruppo, che potrebbero aver danneggiato i creditori.
Secondo Gateano Berni, avvocato di Roberto Cenni, le contestazioni legate alla fase antecedente al concordato, sarebbero accertamenti dovuti, su questioni di diritto societario, come finanziamenti intergruppo e rapporti bancari. Mentre per il filone dell’inchiesta che riguarda la fase del concordato, l’avvocato di Cenni ipotizza che la proprietà sia parte lesa negli accordi con il gruppo di imprenditori romani che avrebbero dovuto rilevare la new.co. via Monteverdi, ma non avrebbero assicurato garanzie sufficienti a perfezionare l’operazione.
Naufragato così il tentativo di concordato, il 15 ottobre scorso, la proprietà di Sasch aveva chiesto il fallimento in proprio, presentando una relazione di cento pagine per spiegare ai commissari i problemi dell’azienda. Un documento che non è stato ritenuto sufficiente a spiegare le anomalie riscontrate e che non è riuscito ad evitare gli otto avvisi di garanzia.

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