26 Dicembre 2011

PRATUM NOSTRUM/C’era una volta la Zona Blu e c’erano una volta i negozi in piazza Duomo


Una foto storica di piazza Duomo (dalla pagina Facebook Prato Scomparsa)

Non passa giorno che le cronache cittadine si occupino di un tema che apparentemente sembra importante, ma in realtà interessa solo gli operatori commerciali in quanto i cittadini non hanno voce in capitolo: si tratta del centro storico.
Negli anni passati fu adottata la Zona Blu, che doveva servire da deterrente alle auto impedendo ad esse di scorrazzare impunemente all’interno delle mura urbane oppure sostare sui passaggi pedonali; l’idea, ricalcata dai Paesi più evoluti e civili del nostro, intendeva limitare anche il crescente inquinamento. Era il 1975 e i bottegai organizzarono gazzarre e proteste ma non riuscirono ad impedire al Comune l’applicazione delle restrizioni alla circolazione nel centro storico, malgrado che gli esempi positivi di tali limitazioni apportassero soltanto benefici alla popolazione.
Poi lentamente incominciarono le deroghe seguite da un preoccupante lassismo che degenerò nella quasi assoluta anarchia, come per esempio i corrieri che a qualsiasi ora girano coi loro voluminosi e inquinanti furgoni, invadendo senza regola vie e viuzze, oppure l’ingiustificato uso dei contrassegni per invalidi che alcuni esercenti utilizzano per aggirare i divieti, anche se non intestati a loro ma a qualche nonna.
Purtroppo è un male antico; alla fine dell’800 ci fu chi voleva demolire il Palazzo Pretorio allo scopo di favorire l’accesso ai primi mezzi di trasporto in nome del progresso, ma fortunatamente il Sindaco di Prato, genovese, impedì lo scempio, mentre negli anni Trenta si riuscì, sempre per lo stesso motivo, ad aprire un varco nelle mura medievali e nel segmento più bello. La violenza estetica servì  per l’accesso a Via Frascati fortemente voluto dalle imprese laniere, a cui si aggiunse  l’apertura del Viale Piave con l’esito finale della demolizione parziale del medievale Cassero.
Per dare un esempio della maturità di alcuni esercizi commerciali nel 1989, una domenica, fu organizzato il raduno nazionale delle Misericordie con la presenza di un migliaio di persone, prevalentemente anziane, che non sapevano dove sbattere la testa per prendere un caffè o usare il bagno: i bar erano tutti chiusi!
A supporto di queste brevi riflessioni, ho preparato un elenco di negozi che operavano in piazza del Duomo un secolo fa:
–          tre Macellerie: Giuseppe Bettarini, Pietro Ceri e i fratelli Taiti;
–          la Merceria di Mario Abati;
–          la Modista Enrichetta Pastacaldi;
–          l’orefice Vincenzo Magnolfi;
–          Vernici e coloranti di Mario Vinattieri;
–          Vendita e riparazione di biciclette di Saverio Beltrami;
–          Il Vetraio Raffaello Gambacciani;
–          Le Calzature dei fratelli Desii;
–          Prodotti coloniali all’ingrosso di Giuseppe Giovannini
–          STIC impianti telefonici
–          due Farmacie: Bottari e Pittei
–          Cereria di Amerigo Livi
–          Il Fioraio Napoleone Bini
–          L’Ortolano Raffaello Bacci
–          Ferramenta Giuseppe Vinattieri
Tutti questi esercenti provvedevano alla decenza della piazza perché tenevano non solo alla cassa ma anche alla loro città e alle severe disposizioni comunali, organizzandosi per la pulizia in quanto molta merce veniva esposta all’esterno del negozio come testimonia una garbata richiesta al Sindaco, inviata dal merciaio Abati, che reclamava la presenza di una Guardia in quanto molti veloci ragazzini rubavano la merce esposta.
Sono trascorsi 100 anni, si sono alternate le Amministrazioni di varie composizioni politiche ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: una Piazza indecorosa dove ogni tanto si aprono temporaneamente botteghe di pizzicagnoli oppure passa qualche saltimbanco o venditore di palloncini. Visto che il Comune ha un assessorato alla cultura, perché non si organizzano delle mostre di artisti pratesi, oppure periodicamente mercati dell’antiquariato. Perché non si celebra, nel prossimo febbraio, l’anniversario della firma dell’unica Lega Guelfa toscana, avvenuta nel 1282 nel Duomo di Prato? Ed ancora: manca un Assessore al decoro urbano, benché siano anni che chi scrive lo abbia inutilmente invocato, il cui compito dovrebbe essere quello di rendere più accogliente la nostra casa che è la città in cui viviamo, segnalando le numerose carenze che nel tempo si sono accumulate e multando pesantemente chi trasgredisce. Vista la vostra sensibilità nel commentare i miei articoli, vi esorto a segnalare a questo sito le brutture che conoscete!

Alessandro Assirelli

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