27 Gennaio 2012

Giornata della Memoria, solenne cerimonia per ricordare le vittime nei lager. Il prefetto premia i familiari di un ex deportato


Il 27 gennaio 1945 venivano abbattuti i cancelli di Auschwitz, mostrando agli occhi del mondo l’orrore della deportazione e dello sterminio nazista: è stata celebrata stamani la Giornata della Memoria, 67 anni dopo quel giorno, con la deposizione di una corona d’alloro alla lapide davanti al Castello dell’Imperatore in piazza S.Maria delle Carceri in ricordo dell’Olocausto, di tutti i deportati nei campi di concentramento e dei pratesi che vennero prelevati a seguito degli scioperi del marzo 1944 e caricati su quella tradotta militare tedesca che partì l’8 marzo dalla Stazione di Firenze per la Germania, senza ritorno. Degli oltre 150 che vennero rastrellati a Prato il 7 marzo, solo 20 tornarono a casa. 

A deporre la corona sono stati il prefetto Maria Guia Federico, il vicesindaco del Comune di Prato Goffredo Borchi,  il presidente del Consiglio provinciale Giuseppe Maroso e il presidente dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned) Giancarlo Biagini. Oltre alle autorità civili e militari erano presenti i Gonfaloni del Comune e della Provincia di Prato, i labari delle Associazioni combattentistiche e d’Arma, dell’ Aned, dell’Associazione nazionale Partigiani (Anpi) e dei Comuni dell’area. Sono intervenuti Monsignor Carlo Stancari  in rappresentanza della Curia Diocesana e Franco Ventura, vicepresidente della Comunità ebraica di Firenze.

«In un mondo in cui serpeggia il negazionismo e c’è ancora chi rinnega l’Olocausto e la sua memoria o riserva comunque indifferenza a questa giornata, è ancora più importante e significativo celebrarla, perche sia sempre una lezione – ha detto il vicesindaco Goffredo Borchi –  E’ doveroso ricordare tutti coloro che per motivi razziali, religiosi o politici rimasero vittime di una follia che uccise 10 milioni di persone». Una tragedia che come ha sottolineato Borchi ha toccato Prato da vicino. 

Toccante l’intervento di Franco Ventura, che ha riportato le storie di due ebrei di Prato che vennero catturati e morirono ad Auscwitz, giovanissimi: Lia Sara Millur, che abitava in via Zarini 6 e fino al 1938, anno delle leggi razziali, studiava al liceo, deportata il 26 novembre 1943, e Mario Belgrado, catturato proprio mentre usciva dal lavoro nell’orologeria davanti al biscottificio Mattei in cui era impiegato: «Oggi ricordiamo non solo gli 8.000 ebrei italiani che non tornarono più – ha detto Franco Ventura  -, ma anche gli zingari, gli omosessuali, i dissidenti politici e i  partigiani, come ricordiamo coloro che tentarono di aiutarli, di nasconderli, per reagire alla sopraffazione e alla violenza».

E sempre in occasione della celebrazione della “Giornata della Memoria” il prefetto, Maria Guia Federico ha consegnato stamane una medaglie d’onore della Presidenza del consiglio dei Ministri riservata ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti. Il riconoscimento – ritirato dal nipote dell’insignito, Gian Paolo Zanetti – è stato conferito a Guido Brighenti. Soldato di Cavalleria, dopo essere sopravvissuto alla tragica Campagna di Russia, l’8 settembre del 1943 fu catturato a Parma dalle truppe tedesche insieme ai suoi commilitoni e fu deportato come prigioniero di guerra nel campo di prigionia militare Stalag XIII C ad Hammelburg in Germania. Il 5 novembre 1943 fu trasferito in Austria nello Stalag 398 di Pupping. Il 30 agosto 1944, non avendo aderito alla Rsi, passò dallo status di prigioniero di guerra a quello di Internato Militare Italiano e venne nuovamente trasferito prima in una località imprecisata e poi a Wels I, sottocampo di lavoro coatto del lager austriaco di Mauthausen-Gusen. Liberato il 4 maggio 1945 dalle truppe americane rientrò in Italia il 29 giugno dello stesso anno.

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