29 Febbraio 2012

PRATUM NOSTRUM/Un grande pratese dimenticato: Antonio Bruni, creatore della prima Biblioteca popolare circolante


Il timbro della Biblioteca creata da Bruni

Voglio citare un eccellente personaggio pratese che nel 1861, in occasione dell’Unità d’Italia, compì un gesto ancora ricordato in tutto il mondo ma non dalla sua città: mi riferisco ad Antonio Bruni che ho visto recentemente citato in uno di quei periodici volumi che il gigante informatico Ibm propone ricordando la sua recente storia ed i legami che hanno consentito al colosso americano di prosperare.
Una grande impresa che nel fitto programma dello scorso anno, per celebrare i 150 anni dell’Unità italiana, in questa città nessuno si è preoccupato di citare: si tratta della costituzione nel nostro Paese della prima Biblioteca popolare circolante che il Bruni istituì nel novembre 1861.  Successivamente inviò un comunicato a tutte le sedi culturali che riporto integralmente: «Si è organizzata in Prato fino dal 1861 una Società avente per iscopo il raccogliere le interessanti attualità della stampa italiana ed i libri più utili ed istruttivi, all’oggetto di formare una biblioteca circolante per l’istruzione del popolo. L’esistenza di questa Biblioteca fu annunziata con elogio ed accolta con soddisfazione dal giornalismo italiano».
Tra gli illustri dell’epoca che confortarono con il loro consenso la nuova istituzione pratese, si potevano contare Raffaello Lambruschini, Niccolò Tommaseo, Gianpiero Vieusseux ed altri personaggi della cultura nazionale, sostenuti lealmente anche da editori come Pomba ed una innumerevole lista di senatori e onorevoli. Anche “La Nazione” di Firenze, notoriamente poco tenera coi pratesi, appoggiò incondizionatamente l’opera di Antonio Bruni.
Il 24 febbraio 1863 Giuseppe Garibaldi scrisse al Bruni, allegando un cospicuo assegno: «Lo scopo cui mira codesta Società è così santo da meritare la considerazione universale ed io fo voto perché l’esempio generoso sia presto imitato nelle altre città consorelle della Penisola, e raccomando al popolo una istituzione così proficua alla sua istruzione. Credetemi con affetto vostro Giuseppe Garibaldi». Perfino il tirchio Dizionario biografico degl’italiani della Treccani ha pubblicato una scheda su Antonio Bruni.
Dopo la sommaria descrizione di questo autorevole pratese, ci saremmo aspettati qualcosa almeno dagli assessori alla Cultura del Comune e della Provincia, invece nemmeno un cenno. Eppure l’occasione per ricordarlo e farlo conoscere ai giovani c’era: bastavano delle conferenze che ogni bravo storico o bibliotecario potevano organizzare; bastava un po’ di buona volontà per intervenire nelle scuole e illustrare il grande valore del Bruni; bastava che si fosse scavato più a fondo nella nostra storia. Però la sorpresa più amara si trova nella biblioteca Lazzerini: ad Antonio Bruni non hanno dedicato nemmeno un sottoscala, una vera vergogna.
Il Bruni era nato a Prato il  il 24 aprile 1843 da padre operaio e madre tessitrice, conseguì la laurea in legge a Pisa, e il baccellierato in filosofia a soli diciannove anni. Scomparve a Campobasso il 19 novembre 1892 lasciando, oltre al sincero rimpianto, moltissimi scritti di carattere pedagogico tutt’ora seguiti a distanza di tanti anni. Una riflessione è d’obbligo: ma i pratesi sono così smemorati?

Alessandro Assirelli

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