28 Febbraio 2014

Bini si scaglia contro il Pecci e Cenni: “Chieda indietro i 500mila euro versati da Romagnoli”


“Il sindaco Cenni deve finalmente prendere una posizione chiara sull’acquisizione del patrimonio artistico dell’associazione Pecci da parte della giunta Romagnoli: o il Comune annulla l’operazione e chiede indietro i 500 mila euro già versati come acconto, oppure la porta a termine, spendendo in totale 1,3 milioni di euro”. Un pomo della discordia da 500mila euro (potenzialmente anche di più) quello fatto emergere da Riccardo Bini, candidato a sindaco di “Prato Città Forte”, il quale scavando negli archivi comunali ha risollevato una questione vecchia di anni, che rischiava di rimanere ancora a lungo nel dimenticatoio: l’acquisizione del patrimonio artistico dell’associazione Pecci da parte dell’amministrazione Romagnoli. “Il sindaco Cenni deve finalmente prendere una posizione chiara – spiega Bini – o il Comune annulla l’operazione e chiede indietro i 500 mila euro già versati come acconto sull’accordo preliminare, oppure porta a termine l’acquisizione per 1milione e 300mila euro”. Proviamo a far luce sulla vicenda. Si parla del lontano 2005. Per evitare il fallimento dell’associazione Pecci la giunta Romagnoli decide di stipulare un accordo per acquistare tutto il patrimonio artistico dell’ente al prezzo di 1milione e 300mila euro, per poi riconsegnare la gestione delle opere alla stessa associazione in comodato gratuito. Un cifra che era stata considerata adeguata sulla base di una perizia (fatta fare dall’associazione Pecci) che stimava in 1,7 milioni di euro il valore solo di 96 opere (quelle presenti al momento dell’inventario provvisorio) rappresentanti il 37% dell’intera collezione. Quasi un affare insomma per il Comune, considerando anche che il patrimonio nel suo complesso era stato assicurato per 2,5 milioni di euro. Romagnoli e i suoi, con determina del 2006, versarono in fase di accordo preliminare i suddetti 500mila euro, riservandosi di trasferire i restanti 800mila euro all’associazione dopo aver verificato il piano industriale del museo e al momento del rogito effettivo. “Peccato che da allora siano passati otto anni e né Romagnoli né Cenni abbiano concluso l’acquisto – insiste il candidato di Città Forte –  In pratica, al momento attuale, sono stati gettati al vento 500mila euro per mascherare una situazione di insolvenza e salvare il Pecci a spese dei cittadini”. Da qui la proposta di prendere una direzione chiara e scegliere se farsi restituire in qualche modo quanto anticipato, o se concludere la trattativa, visto che il preliminare non prevedeva limiti temporali sulla chiusura de rogito. In questo caso ci sarebbe da chiedersi se il patrimonio artistico attuale del Pecci sia identico a quello del 2005: “Quelle opere sono ancora lì o sono state scambiate, trasferite, vendute? Quei 500mila euro sono recuperabili? Questo si dovrebbe chiedere il sindaco, non se è il caso o meno di affidare la direzione del museo a Sgarbi  – conclude Bini – Quei soldi, sommati a quelli che potremmo risparmiare senza costruire l’inutile torre al vento, porterebbero nelle casse del Comune qualcosa come un milione di euro. In tempi come questi, scusate se è poco”.

 

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