Un rilevante aumento di capitale è stato varato ieri l’altro dal cda della Banca Popolare di Vicenza. L’istituto veneto chiederà un miliardo di euro ai soci, vecchi e nuovi, per rafforzare il proprio patrimonio ma anche per realizzare nuove acquisizioni bancarie. Il presidente Gianni Zonin, a margine del cda, ha spiegato che l’iniziativa è destinata “a eventuali operazioni straordinarie di crescita, al rafforzamento patrimoniale in linea con più elevati standard e al sostegno di una politica di aumento dei crediti alle imprese”. Zonin ha poi aggiunto che “questo rafforzamento posiziona il nostro istituto a un livello di grande forza e sicurezza”.
Per una banca non quotata in borsa come è la Popolare di Vicenza si tratta di un aumento ingentissimo. L’operazione si compone di due diversi interventi: un aumento da 700 milioni di euro che verrà realizzato entro la primavera e sarà riservato ai soci storici della banca vicentina; il secondo, invece, per i restanti 300 milioni, sarà riservato a nuovi soci interessati a entrare nella compagine della Bpvi: gli interessati avranno tempo un anno per farsi avanti.
L’aumento di capitale deliberato dal cda interpellerà anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che detiene un ingente pacchetto azionario della Banca Popolare di Vicenza, del valore di 20 milioni di euro. Un investimento deliberato nel 2010 sotto la presidenza di Ferdinando Albini in occasione dell’incorporazione di CariPrato nell’istituto vicentino. Investimento, peraltro, che fu fortemente caldeggiato dal presidente della Vicenza Gianni Zonin che così ottenne per la propria banca un doppio, ingente, vantaggio. L’operazione fu poi, in città, messa in discussione da più parti, anche considerando un altro investimento milionario in obbligazioni della stessa banca veneta. I nuovi vertici della Fondazione pratese dovranno ora decidere se sottoscrivere o meno l’aumento proposto dai vicentini.
L’operazione da un miliardo di euro ha però altri obiettivi. Li ha in qualche modo indicati lo stesso Zonin: “Il mondo bancario è in evoluzione e ci stiamo guardando attorno per vedere se ci sono operazioni che integrino in modo valido la struttura che noi abbiamo raggiunto”. Il presidente vicentino ha spiegato di non avere “nessuna valutazione in corso o programmi di accordi, stiamo solo esaminando valori e opportunità che si possono creare per una presenza davvero nazionale del nostro istituto”.
A svelare per prima le mosse della Popolare di Vicenza è stata l’agenzia Ansa che ha scritto che l’aumento dovrebbe essere da un miliardo e servirebbe per comprare Veneto Banca, in un’ipotesi di aggregazione che sarebbe caldeggiata anche da Banca d’Italia. Secondo la ricostruzione del quotidiano economico Il Sole 24 ore, “la Popolare di Vicenza è da settimane al centro delle indiscrezioni su una possibile ripresa del risiko bancario con la creazione di una maxi Popolare del Nord Est, estesa a tutte le regioni italiane. Progetto fortemente spinto da Bankitalia, che dopo la recente ispezione a Veneto Banca ha consigliato all’istituto di Montebelluna di valutare la strada della ricerca di un partner. E il candidato in pole position è proprio la Popolare di Vicenza. Secondo quanto si apprende – spiega ancora Il Sole 24 Ore – Palazzo Koch tiene molto al progetto, tanto da chiedere anche al cda della Popolare di Vicenza di non varare altre operazioni prima di aver approfondito seriamente lo scenario di un’aggregazione con Veneto Banca. Operazione che del resto coronerebbe il sogno di Zonin di avere una Popolare presente in tutte le regioni italiane e con una rete superiore ai mille sportelli”. Ma in questo complesso risiko rientrerebbe anche una delle poche banche toscane rimaste autonome, l’aretina Banca Etruria. A quest’ultima sarebbe stata rivolta anche una manifestazione formale d’interesse. Ma gli aretini, come del resto anche i veneti di Montebelluna, non vedono di buon occhio il corteggiamento della Popolare di Vicenza: l’esperienza pratese – con la fusione e dunque la sparizione della controllata Cariprato – fa molta paura.
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