Donne, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. Un percorso di formazione e informazione con 100 protagonisti


100 persone, fra cui anche una ventina di datori di lavoro sono stati i protagonisti di “Donne, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, un percorso di formazione e informazione sulla sicurezza realizzato dalla Provincia di Prato e dal Centro per l’impiego insieme a un prezioso gruppo di partner: Azienda Usl 4, Inail, Inps, Unione industriale pratese, Confartigianato, Confcommercio, Sindacati e Consulenti del lavoro.
I partner hanno presentato questa mattina a palazzo Buonamici insieme alla vice presidente della Provincia Ambra Giorgi la pubblicazione che raccoglie i risultati del percorso, compresa l’indagine realizzata fra i partecipanti utilizzando alcuni questionari. In particolare hanno partecipato il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Aldo Fedi e Letizia Sommani, medico del lavoro che insieme a Annamaria Loi ha coordinato il corso.
““Abbiamo iniziato l’8 marzo 2011 e concludiamo questo interessante percorso proprio in prossimità dell’8 marzo 2014 -– ha detto Giorgi –- Ma sono molti gli elementi scaturiti da questo lavoro che meritano di essere approfonditi. I partecipanti dicono che a Prato non facciamo abbastanza per la conciliazione dei tempi e la riduzione del rischio, ma danno anche per scontata la differenza di ruoli fra uomo e donna. Inutile dire che il nostro paese è in ritardo, manca la flessibilità e l’organizzazione. Ma da progetti come questo possono arrivare incentivi a cercare soluzioni””.
Infatti è proprio ciò che è emerso dal questionario di approfondimento sui rischi a far luce su bisogni, aspettative, proposte e anche sugli stereotipi che spesso influenzano modi di pensare e comportamenti. Tenendo conto che indagare sulla sicurezza nel distretto pratese in uno dei momenti più difficili dal dopoguerra ad oggi è stato sicuramente un atto coraggioso, va segnalato che la maggior parte dei partecipanti ha dichiarato che non si fanno abbastanza programmi per la riduzione dei rischi.
La conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro appare infatti difficile al 48% dei partecipanti, sia uomini che donne. Ma al tempo stesso non viene messa in discussione la separazione dei ruoli uomo-donna ancora molto netta. Ancora oggi sembra naturale che l’accudimento dei figli, degli anziani e della casa siano occupazioni ‘da donne’ (lo pensa il 71% dei partecipanti). E le donne si difendono soprattutto con soluzioni individuali per conciliare la propria organizzazione di vita e lavoro, perché i tempi della collettività e delle leggi sono davvero troppo lenti. Appare infatti più facile conciliare vita e lavoro nell’ambito familiare (ad esempio tra parenti per la cura dei figli e degli anziani) piuttosto che all’interno dell’azienda o con l’intervento di servizi sociali. Però oltre il 60% ritiene che sia possibile intervenire in questo ambito, soprattutto a livello individuale da parte dell’azienda o in collaborazione con le istituzioni.
Insomma un quadro non certo esaltante riguardo alla parità di genere, ma anche un’indicazione precisa sulla necessità – e per fortuna c’è grande consapevolezza su questo – di ascolto, informazione e interventi mirati. I partecipanti lanciano anche molte proposte per cercare possibili vie alla conciliazione, da quelle strutturali alla creazione di servizi alle famiglie, come asili nido aziendali o convenzioni con strutture private. E particolare importanza è riconosciuta al ruolo della società e delle istituzioni nel costruire occasioni e organizzazioni finalizzate a conciliare, in particolare offrendo incentivi o aiuti o migliorando ad esempio orari dei servizi pubblici e dei trasporti cittadini. I lavoratori insistono di più dei datori di lavoro su una migliore organizzazione, intesa soprattutto come una maggiore elasticità o flessibilità degli orari e dei turni.
Il progetto di formazione, nato alla fine del 2011 all’interno del tavolo tecnico provinciale a seguito del seminario “La salute e la sicurezza delle donne sul lavoro” e della XI conferenza provinciale in cui è stato affrontato il tema della diversità di genere, è partito in una data simbolica, l’8 marzo, e si è svolto attraverso tre unità didattiche.

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