8 Maggio 2014

La prostituta uccisa abitava a Prato e il killer adescava le vittime alla stazione centrale


Un uomo tra i 50 e i 60 anni, tarchiato, di altezza media, con pochi capelli e lo sguardo all’apparenza rassicurante, che attira le sue vittime all’interno di un furgone chiaro chiedendo loro di accettare giochi erotici particolari per poi immobilizzarle ed esercitare violenza.
E’ l’identikit del maniaco, che ha torturato alcune prostitute – almeno tre i casi di violenza ricondotti alla stessa mano – prima di arrivare a uccidere Andrea Cristina Zamfir, la donna di origine romena trovata crocifissa sotto il cavalcavia di Ugnano, tra Firenze e Scandicci. L’uomo avvicinava le sue vittime alle Cascine di Firenze, ma anche alla stazione di Prato.

I tratti fisici del maniaco sono stati ricostruiti dagli inquirenti ascoltando le testimonianze delle prostitute che erano violentate con modalità simili a quelle che sono costate la vita ad Andrea Cristina. Negli altri casi le donne erano riuscite a chiedere aiuto e a salvarsi. Gli episodi al centro delle indagini delle Procure di Firenze e Prato sono sei, tutti nella zona tra Calenzano, Ugnano e Prato, il primo nel 2006; l’ultimo tre giorni fa. In tre episodi, sullo scotch utilizzato per immobilizzare le vittime, è stato isolato uno stesso Dna, che sarà comparato con i reperti biologici prelevati sulla scena del delitto di Ugnano.

La Questura di Firenze ha aumentato i controlli nelle zone dove viene esercitata la prostituzione. Nei giorni scorsi gli investigatori hanno sentito il compagno della 26enne uccisa sotto ad un cavalcavia. L’uomo non avrebbe fornito elementi utili alle indagini. Gli inquirenti sono a lavoro anche per ricostruire la rete di conoscenze e frequentazioni della giovane prostituta uccisa. Inoltre, in queste ore in questura sono state ascoltate una decina di prostitute gravitanti nelle province di Firenze e Prato, alcune delle quali avrebbero raccontato di aver subito episodi di violenza simili a quello degenerato nella morte della ventiseienne. in questi giorni .

Nel frattempo, i familiari della vittima – che abitano a Montesarchio in provincia di Benevento – stanno raggiungendo la Toscana. Sarà la diocesi di Firenze a pagare i funerali. La madre di Andrea Cristina e la sorella, in un’intervista al quotidiano benevento.ottopagine.net rivolgono un appello affinchè la salma sia sepolta a Montesarchio. Nell’intervista (guarda il video), il cognato della vittima racconta quanto riferito ai carabinieri: “Mia suocera e mia moglie non avevano contatti con Cristina dal 2008 quando dopo la morte del padre decise di lasciare Montesarchio, dove ha vissuto anche lei, voleva cambiare aria dopo il lutto. Nel 2008 – ha aggiunto il cognato Josè Alves – era andata a Prato per raggiungere uno zio, il quale dopo circa sei mesi aveva contatatto la madre di Andrea per dirle che era uscita di casa. Da allora non abbiamo più avuto sue notizie fino all’altro giorno quando abbiamo visto la sua foto nei notiziari che ne annunciavano la morte”.

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