23 Giugno 2014

Funerali delle vittime di via Toscana, Yang Shi in doppia lingua: “L’assenza di italiani e cinesi splendeva sotto il sole. Perché non ci siamo avvicinati al dolore degli altri?”


Pubblichiamo l’intervento di Yang Shi, cittadino italiano di origine cinese, 35enne arrivato in Italia da bambino insieme alla mamma. Yang è un attore, è stato anche inviato speciale per Le Iene su Italia 1, e recentemente si è fatto conoscere per lo spettacolo “Tong Men-g” andata in scena al Museo del Tessuto, nel quale racconta la storia della sua vita e della sua famiglia. Il testo di Yang, scritto insieme a Cristina Pezzoli dello Spazio Compost, vuole essere una riflessione sui funerali dei sei operai cinesi morti nel rogo del Macrolotto, che si sono celebrati sabato scorso a piazzale Ebensee. Alle esequie Yang era presente come traduttore.

Ai funerali degli operai morti nell’incendio del 1 dicembre la folla di cittadini cinesi e italiani che si riteneva avrebbe partecipato, non c’era.
L’infelice location in cui si sono svolti – piazzale Ebensee – un lago di asfalto nero sotto il sole a picco, luogo impietosamente impudico per il dolore dei familiari delle vittime – era stata scelta perché i locali della Pubblica Assistenza non sarebbero stati in grado di accogliere la fiumana di persone che si attendeva, basandosi sui numeri di presenza delle due fiaccolate commemorative avvenute dopo il rogo.
Colpiva la sproporzione tra la quantità di presenza istituzionale e la scarsezza di quella di comuni cittadini, italiani e cinesi
Il piazzale era diviso in due dalle transenne, dentro,davanti al gazebo sotto il quale erano posizionate le sei bare degli operai, Sindaco, diversi Assessori e dirigenti di Comune Provincia e Regione, il Prefetto, il Vescovo e molte persone in divisa di vari corpi militari dello Stato: la Cna, qualche presenza sindacale, i dirigenti della Asl.
Per la parte cinese  il Consolato generale, il Tempio buddista, la Chiesa cristiana evangelica cinese, alcuni rappresentanti delle Associazioni cinesi di Prato e di Milano.
Gonfaloni esposti e la corona inviata dal Presidente della Repubblica portata da due carabinieri in alta uniforme.
Fuori dalle  transenne , una ventina di italiani a destra, una quarantina di cinesi a sinistra.

Come interpretare questa mancata partecipazione? Difficile individuarne con certezza le ragioni.
Forse per motivi banali: le tre del pomeriggio, il caldo; i mondiali, il sabato, il mare…e poi funerali dopo sette mesi…Emozione e indignazione fanno presto a svaporare.
Forse per difetti di comunicazione: chi ha coordinato il piano dei funerali per informare i cittadini cinesi? E per gli italiani?
Forse per altre  ragioni ancora.
Per i cinesi: discrezione? superstizione? Paura di riconoscere nel destino di quei connazionali un pericolo quotidiano per se stessi che bisogna ignorare per andare avanti ?
Per gli italiani: ostilità verso i cinesi? Indifferenza? Cinismo? Una cosa che in fondo riguarda i cinesi che pensano solo ad arricchirsi e che alla fin fine la tragedia se la vanno a cercare?
Per tutti: avvicinarsi al dolore degli altri, ma chi ce lo fa fare?

Guardare il dolore degli altri da vicino, sentire piangere e gridare, vedere chi si dispera di fronte all’implacabile “mai più” che la morte impone separandolo dalle persone care, è un’esperienza emotivamente pesante.
Essere presenti, muove emozioni.
Costringe a “compatire”, ossia a “soffrire insieme”. Il dolore degli altri così diventa anche roba nostra. Ma non solo per empatia umana, anche per ragioni di responsabilità.
Meglio guardare da un’altra parte, andare al mare, andare al bar, continuare a lavorare a testa bassa, ignorando il pericolo, senza farsi venire dei dubbi, senza porsi domande fastidiose che costringerebbero ad assumersi responsabilità e magari ad agire, a cambiare. A fare cose diverse da quelle che siamo abituati a fare.

Chi non c’era – italiano o cinese- aveva sicuramente le sue buone ragioni per non esserci. Futili o importanti.
Ma l’assenza della Città (della Polis avrebbero detto gli antichi Greci che sapevano quanto era importante curare il senso di appartenenza dei cittadini ad una comunità) splendeva brutalmente sotto la luce del sole, amplificata dall’estensione del piazzale ed è un segnale su cui vale la pena riflettere.

Se in tanti hanno ritenuto che non fosse poi così importante esserci, o addirittura che fosse meglio non esserci, vuol dire forse che la gravità di quello che è successo è già stata diluita dal tempo, dai sette mesi trascorsi.
Significa che non siamo capaci di mettere i nodi al fazzoletto per ricordare abbastanza a lungo che la morte di questi sette operai chiede a TUTTI  di cambiare. Cambiare insieme.

Agli operai e ai laoban cinesi che non possono più sottovalutare i rischi di vivere dove si lavora: ieri le figlie di Chuntao davanti alla bara della madre piangendo gridavano “Mamma te lo dicevamo di non lavorare troppo. Non te lo abbiamo detto abbastanza; dovevamo dirtelo di piú!”
Se tanti operai e proprietari cinesi fossero stati presenti ad ascoltare queste parole disperate, avrebbero senz’altro dovuto riflettere sul fatto che chi vive nei luoghi dove si lavora , rischia ogni giorno, che gli succeda quello che è successo ai sette operai morti. Migliorare la condizione economica della propria famiglia è importante, ma non fino al punto di esporsi al pericolo di perdere la vita e le persone care per sempre.

Queste morti chiedono di cambiare a quei proprietari italiani e a quelle immobiliari che ai cinesi affittano immobili non sempre a norma, magari a prezzi alti, creando condizioni di rischio di vario genere per chi ci lavora dentro.

A quei committenti nazionali ed esteri che impongono ai laboratori di confezione cinesi prezzi al ribasso, che li strozzano obbligandoli a dover risparmiare i sui costi  per restare sul mercato; e rendendosi così oggettivamente corresponsabili nel favorire le condizioni in cui dilaga il lavoro irregolare. E deve sparire quella parte di impresa che confina con il malaffare per cui il profitto è l’unico obbiettivo. Per cui la vita umana non ha valore. Una filiera produttiva da riformare da cima a fondo.

Ma il cambiamento è richiesto anche alle istituzioni che per troppo tempo hanno trascurato di comunicare seriamente con i tanti pezzi della Comunità cinese e che ora devono mandare ad essa messaggi chiari e coesi per un serio programma di cambiamento.

E altrettanto deve impegnarsi a cambiare la comunità cinese, divisa nelle sue tante voci, uscendo dalla passività e dall’isolamento, come ha iniziato a fare in questi mesi, e sviluppando un dialogo con gli italiani, cittadini e istituzioni. Dialogo che sia in grado di passare dalle parole ai fatti. E a considerare questo territorio la propria seconda patria e non un luogo di passaggio di cui continuare ad ignorare le regole.

Sarebbe stata una circostanza importante per condividere insieme al dolore per le vittime, l’inizio di un cammino comune, arduo e lungo di cambiamento per tutti.
Per prendersi collettivamente la responsabilità della morte di questi operai, rendere onore alla loro tragica fine con la promessa concreta di assumersi ognuno in prima persona  l’impegno di un pezzo del cambiamento.

Ma non é stato così.
È un dato di fatto. O almeno, mancava un pezzo essenziale: la presenza e la solidarietà della gente comune.

Ci chiediamo come si potrà cambiare e riportare Prato alla legalità, farla tornare ad essere davvero la città dei diritti, senza il motore nella gente comune, cinese e italiana, di alcune consapevolezze.
Come per esempio che all’illegalità prodotta da una parte della Comunità cinese si somma l’illegalità di una parte della Comunità italiana.

Proprio di oggi è la notizia che la fabbrica di Teresa Mode, dove gli operai sono morti, era piena di amianto. Amianto che é stato smantellato in questi mesi e ammucchiato in sacchi con il bollo R- radioattivo.
Respirando le polveri di amianto ci si ammala e si muore. Quanti immobili commerciali a Prato sono affittati ai cinesi in queste stesse condizioni fuori norma? Si parla di cifre vertiginose che sfiorano l’80 per cento….
Quanti operai tra alcuni anni scopriranno di essersi ammalati per le condizioni malsane in cui lavorano oggi?

Sabato, alla fine dei funerali erano strazianti le grida e i pianti dei parenti delle vittime che correvano dietro le Mercedes argentate si portavano via le bare con i poveri resti dei loro cari.
Una madre cinese mentre  inseguiva  l’auto che si allontanava con suo figlio morto, è caduta sull’asfalto: sembrava Anna Magnani nel film “Roma città aperta “. Si dibatteva per liberarsi da chi cercava di trattenerla e poi la disperazione della sua corsa, la caduta rovinosa, i vestiti che si scompongono mostrando senza pudore il corpo di una donna di mezza età.
Una scena tragica. Una scena d’altri tempi.

Invece era due giorni fa, il 21 giugno 2014 a Prato.

 

IN VERSIONE CINESE

“写给昨天没有来的人”

昨天在普拉托为2013/12/01日工厂火灾遇难的华工举行的葬礼本来以为会有很多意大利人和中国人参加,但实际上人不多。

首先地点选择不佳。正因为怕人多、怕多得像前两次刚出事儿时举办蜡烛仪式那么多,怕殡仪馆不够大所以炎热天选择了一个露天的滚烫的地方。本来就非常沉重的气氛在恶劣环境里更显得难以接受。

现场尤其显眼的现象时官方代表很多、很全,而普通老百姓很少,无论中国人还是意大利人。

广场上中间拦上了一行铁栏杆,一边坐着官方代表。意方有市长、多位市级局长、一位大区局长、省督、主教、各级警方机构代表、CNA企业协会、少数工会代表和ASL卫生局代表。

中方代表分官方代表:总领馆各级外交官;非官方的有普拉托华人基督教会(葬礼仪式主要组织者之一)教徒,普拉托华人佛教会的会员,诸多普拉托当地和外地侨团会长和会员( 包括专门从米兰带着捐款来慰问家属的侨团代表)。

广场一边正中间帐篷下在六个棺材之间摆着意大利总统送来的花圈和旗帜。两位高大的宪兵守在其中。

广场栏杆之外,右边站着二十几位意大利人,左边站着四十几位中国人。

这么少的参与者应该怎样来理解?
明确其中的多种原因并不是一件容易的事情。

原因可能很简单:周日下午三点时间有问题、天气太热、世界杯、海滩上晒太阳…还有,出事儿后7个月才举办葬礼太晚了…当初的激情和气氛很快就都蒸发了。

也有可能宣传不够:是谁总协调的有关葬礼华人社区宣传工作?是谁协调的意方的宣传工作?

还有其它可能性.
中国人参加葬礼的人少,原因是:含蓄?迷信?还是害怕亲眼看到同胞的命运会替自身担心?

意大利人参加葬礼的人少,原因是:对华人的敌对心理?视而不见?还是感觉和自己无关,因为中国人除了挣钱不知道别的?

另外,无论是中国人还是意大利人,没有参加葬礼是不是也因为:“是别人的痛苦,走近了与我有何关系?”

在近距离看到他人的痛苦,看到、听到他们的哭声和呐喊,感受到无法安慰的那种与亲人最后“永别”带来的震撼,会给人带来一种很沉重的感觉。

如果你在现场就一定会动情。你会被迫“同情”-“同他人之情”,和他人一起分担痛苦。
这样别人的痛苦就会变成我们的痛苦。而且不仅仅因为都是人,是因为有责任去分担这种痛苦的重量。

不如还是扭过头去看另一边、去海边晒太阳、去酒吧喝咖啡、继续低头工作,不要让疑问和困惑使自己分心,不要自问那些棘手的问题:因为那样会意味着承担责任,可能还要转向行动,要改变。
要做一些平常不习惯做的事情。

昨天没来参加葬礼的人一定有其重要的原因,无论是鸡毛蒜皮还是要事在身。

但是古希腊人曾经留给我们“polis”的概念:这个词表面上意味城市,但其词根是指公民与城市之间的关系,是一种属于感。昨天普拉托这个城市,这个Polis没有参加葬礼,而正在炎热的阳光之下可以看得清清楚楚。所以值得深思、值得反思。

如果这么多人都认为没有原因参加昨天的葬礼,那么可能这严重事件已被时间抹得很淡、很轻。七个月之后,可能我们整体已经无能保持长期性的记忆,记住这七位华工的死亡要求我们一起 (!)改变。

所有华工和老板都不能继续低估在工作场所生活所带来的危险了:昨天遇难者之一“春桃”的女儿在其母亲棺材上边哭边喊“妈妈,我给你说过不要干这么多活。我说的不够呀!我应该多说你才对呀!”

谁继续在工作的场所生活就将冒险、就有可能在自身上看到七位工人的惨重后果。
改变自己家庭生活条件当然重要,但是不应冒这么大的风险,冒永远看不到自己亲人和丧生的风险。

同样,这些死者要求那些意大利老板和意大利工厂房东们不继续高价租不符合安全标准的厂房给华人,间接地造成劳工条件恶略化。

还有那些意大利、欧洲级和世界级的买主,如果他们不继续用低价格压迫下游供货商,实际上也导致不正规劳工条件继续维持。总而言之,整个一条制作生产链都需要从头到尾地改革。

其次,死者也要求官方改变常年无效率、不实际、不统一观点、不严肃地与分散性强的华人社区沟通、传递准确信息,最终进入真正的改变程序中。

同样华人社团也应继续走最近这几个月的路子,摆脱过去分散性强、被动性高、孤立性高的状态,继续发展全面与意大利公民、意大利官方的沟通工作。

这种沟通应该从表态变成实际行动,应该逐渐把这片土地也同样视为祖国,而不仅仅是一个路过之地,可以随意轻视其规则。

昨天的场合本应是一个分享新的道路、尽管坎坷但属于大家的共同道路的场合。

本应是一个集体承担这些工人死亡而带来责任的场合,通过承诺还给悲惨离世者之尊严:承诺每日将会往改善现状的方向迈出一步。

但是这并没有发生。
这是现实。昨天缺少最关键的一个环节:老百姓。缺少普通人带来的关怀和同情。

我们试问如何能改变普拉托、如何使它在返回合法状态,使它变成权益之城。但前题一定是要建立新的觉悟,比如普拉托的非法并不仅仅是华人带来的,而是在本有的当地非法性基础上增加的。

今天报纸上登出了一个新消息:着火工厂”Teresa Moda”(7位工人丧命之地)其实曾有大量石棉。大量致癌的石棉这几个月都被收进几个大袋子中,上面写着“放射性高”。
呼吸这种石棉的灰尘就会生病、会死亡。

在普拉托有多少租给华人的工厂是同样违规的?据说有80%…这令人毛骨悚然。
将会有多少工人多年之后会发现因为今日在不健康的场所工作而明日将会得病?

昨天葬礼上遇难者亲属绝望的哭声、她们跑在载着亲人遗体离走的银色奔驰之后的痛苦令人震撼。

一位华人的母亲一边追着棺材车跑一边为儿子哭喊。有人拦她,她就歇斯底里地挣扎,跑、摔、喊、哭,最终衣服撕开、鞋掉了,一位中老年妇女的身体露了出来。

这是悲惨的一幕。让人联想到著名电影“ROMA CITTA’ APERTA”(“罗马,不设防的城市”)女主角 (ANNA MAGNANI扮演)在二战中追随强行抓大兵而载走其丈夫的卡车时被击毙那一幕。

但这发生在昨日现实中的(2014年6月21日)普拉托。

Compost Prato
(普拉托空普斯特剧场- CRISTINA PEZZOLI – Yang Shi 石阳石)hone

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pratese stufo
pratese stufo
9 anni fa

Ma di cosa ragiona questo qui??? la conosce la realtà dei pratesi e dei cinesi a Prato?? Se tu non la conoscessi, ti posso dire che noi pratesi, nonostante ci sia da accreditarci parte della colpa per l’invasione dei cinesi e quindi dell’illegalità presente tuttora nella nostra città, siamo un popolo di buonisti e di persone per bene e non difendentevi sempre dietro la parola “razzisti” perchè è una cavolata e basta! e lo dimostra anche la grande presenza alle due fiaccolate per ricordare i morti in quell’incendio provocato dagli stessi gestori di quella tintoria che vivevano nell’illegalità. Purtroppo caro mio, ancor oggi la grandissima maggioranza delle fabbriche cinese e gli è uguale a quella!!! con loculi/dormitori creati senza alcun permesso, bombole gpl a sfare, sporcizia in ogni angolo degli stanzoni e il tutto a nero!!!!

Francesca
Francesca
9 anni fa

Complimenti. Una riflessione che interroga la coscienza di tutti, pratesi e cinesi.

Il pratesaccio
Il pratesaccio
9 anni fa

Yang Shi è l’unico cinese che stimo con i suoi servizi divertenti e intelligenti alle iene,speriamo che non si faccia contagiare dagli altri suoi coetanei,occhio yang a combinare casini,fai presto a perdere tuoi fan!!!!!

stefanastro
stefanastro
9 anni fa

Uno dei rarissimi pezzi lucidi apparsi nella stampa locale pratese. Non se ne può più di pratesi che hanno dimenticato il proprio passato e che pensano che il problema principale siano i cinesi, e non se ne può più di cinesi che vivono chiusi nella “via della Cina”.