“Lavorare per abbattere il costo dell’energia per le aziende pratesi”. L’appello di Belli (Confartigianato) a istituzioni e imprese


Abbattere il costo dell’energia per le aziende, con tagli in bolletta dell’ordine del 15-20%. E’ la chiave per rilanciare il circuito produttivo cittadino: una priorità che potrebbe far tornare Prato ad essere competitiva sui mercati internazionali. Ne è convinto il presidente di Confartigianato Imprese Prato, Andrea Belli, che torna a parlare – dopo lunghi mesi di silenzio sul tema – dei distretti energivori.

“In un momento come questo – spiega Belli – in cui le prospettive sono abbastanza positive, o comunque migliori rispetto al passato, introdurre abbattimenti di questo tipo creerebbe quell’humus utile per riaggredire quei mercati che adesso ci sono un po’ lontani”.

L’appello è quindi alle istituzioni locali e regionali e alle altre imprese del territorio: le prime affinché si facciano portavoce delle istanze imprenditoriali pratesi a Roma; le seconde perché riescano a consorziarsi e a ricalcare a pieno i criteri previsti nell’emendamento formulato per ridurre i costi dell’energia per le fabbriche. Approvato nel dicembre 2013 – grazie all’impegno degli allora parlamentari pratesi Antonello Giacomelli, Matteo Biffoni, Riccardo Mazzoni ed Edoardo Nesi -, il documento ha introdotto nella legge di stabilità una serie di novità: tra queste, la possibilità per le imprese del distretto di Prato – riunite appunto in forma consortile – di pagare meno l’energia perché equiparate, in questo senso, alle aziende energivore della grande impresa. Peccato che i buoni propositi siano rimasti sulla carta: ad oggi nulla si è mosso.

“Abbiamo fatto un percorso molto efficace, insieme alle altre associazioni di categoria, con i parlamentari pratesi nel 2013 – ricorda Belli -. Si sta parlando di una norma statale approvata. E’ vero che mancano i finanziamenti e mancano i decreti attuativi, però si parla di qualcosa che si è già ottenuto. Basterebbe portare avanti questo lavoro che per noi è vitale. Se ottenessimo questo risultato, la filiera non solo non si interromperebbe ma tornerebbe a produrre e a dare sviluppo e prospettiva. Sicuramente nel tessile. Non solo. Ma sicuramente nel tessile”.

La misura potrebbe insomma essere l’ancora di salvezza per dare respiro al comparto. E a dirlo sono soprattutto i numeri. “Per fare un esempio – commenta il presidente di Confartigianato -, per una tessitura media di 20 telai che lavora su tre turni, il costo dell’energia incide sul bilancio per una percentuale compresa tra il 12 o 13%. Parlando di un valore, a titolo esemplificativo, di circa 100mila euro, il 20% sono 20mila euro”.

Una cifra enorme, di questi tempi, che potrebbe tornare a dare ottimismo al sistema.

Giulia Ghizzani

 

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