Senza stipendio da gennaio, ma hanno continuato a lavorare perché, spiegano, “credevamo nel progetto ed eravamo legati al locale”. Fino al 2 di marzo, quando arrivando al numero 24 di via Pugliesi hanno trovato la saracinesca abbassata. “Ristrutturazione”, diceva il cartello, annunciando una settimana di lavori. Ma da allora il bar In Vaj, il bel locale al fianco della Monash University, non ha più riaperto. I dipendenti si sono allarmati: dai soci nessuna comunicazione ufficiale fino al 30 aprile scorso con l’annuncio di voler procedere alla chiusura definitiva del locale.
“Si sono comportati molto male e continuano a farlo – ribadisce categorico Davide Gelli, 36 anni, dipendente del bar dall’apertura nel dicembre del 2012 – In questi mesi non li abbiamo mai sentiti, ricevendo notizie solo dai giornali. Ci hanno convocato solo alla fine di aprile per dirci che avevano deciso di chiudere, e per quanto riguardava gli stipendi arretrati dovevamo arrangiarci muovendoci come meglio credevamo”. Comprensibile, oltre la rabbia, la delusione: “Questo è un bar che funziona – sottolinea Gelli – la chiusura è dovuta a dissapori tra i soci non certo a problemi di guadagni”.
I dipendenti, nove in tutto con contratti diversi, si sono rivolti ad avvocati e sindacati: formalmente risultano ancora legati da contratto alla società, di fatto mancano loro diverse mensilità di stipendio. Nessuna lettera di licenziamento è arrivata, almeno per ora, un limbo che non permette loro nemmeno di fare richiesta per accedere agli ammortizzatori sociali. Intorno, i commercianti della strada sono amareggiati: via Pugliesi in questi anni era riuscita a costruirsi una bella immagine in centro storico, dando vita a tante attività e facendo da “esempio”. La chiusura del bar, al momento, di certo è un brutto colpo.
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