7 Maggio 2015

Ricercatrice pratese presenta uno studio per migliorare la vita dei malati di Alzheimer


Ci sono malati inguaribili, ma non malati incurabili e se guarire è proibito, curare e migliorare si può, demenza senile inclusa. La conferma arriva da uno studio che una giovane ricercatrice pratese, la dottoressa Marta Squillante, 34 anni, presenterà nei prossimi giorni a Pistoia al 6° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer (15 – 16 maggio) promosso dalla locale Fondazione Cassa di Risparmio. Con la collaborazione delle colleghe Sonia Fligor, Donatella Calvani e Malin Lundstrom, la dottoressa Squillante, che lavora alla RSA Acciaiolo di Scandicci, ha analizzato l’’evoluzione clinica e comportamentale di un gruppo di malati di Alzheimer (in totale 88), che tra il 2002 e il 2012 hanno frequentato il Centro Diurno la Casa di Narnali, struttura a gestione mista tra la Asl 4 di Prato e il consorzio Astir. Si è trattato dunque di una ricerca retroattiva su una cosiddetta coorte storica composta per lo più da donne anziane (media 76 anni) e con ’Alzheimer in fase avanzata, alcune delle quali ormai decedute. Inoltre sono state analizzate le variazioni dello stato emotivo dei rispetti caregiver, ossia dei badanti (familiari o altro, quasi sempre donne). Tutto ciò allo scopo di capire se e come il trattamento ricevuto nella struttura abbia influenzato negli uni le abilità cognitive, le capacità funzionali e i sintomi clinici, negli altri il carico psicologico e fisico sempre molto pesante.

La ricercatrice ha semplicemente messo a confronto le diagnosi fatte all’’ammissione nel Centro con quelle al momento della dimissione. “I calcoli con le scale citate sono piuttosto complicati da sintetizzare” – spiega la dottoressa Squillante – “Ma per dare un’’idea possiamo dire che i disturbi dei comportamenti dei pazienti si sono ridotti di oltre il 60% e che il carico assistenziale dei badanti si è dimezzato. Per entrambi la qualità della vita è migliorata, non in tutti i casi e non in misura identica per tutti, ma sensibilmente e per molti. In altre parole: se di Alzheimer non si guarisce, c’è però la possibilità di far fronte alla malattia con benefici generali””.

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