11 Luglio 2015

Contrasto allo sfruttamento lavorativo, a Prato già 20 denunce di immigrati. Il modello Toscana fa scuola


Un convegno per dire in coro no allo sfruttamento lavorativo dei migranti, durante il quale amministratori, giuristi, magistrati, sindacati, avvocati e operatori sociali hanno approfondito il tema, alla ricerca di nuovi strumenti di contrasto di questa piaga sociale. E’ quello che si è tenuto oggi all’Urban Center di via Mazzini dal titolo, “Contrasto allo sfruttamento lavorativo dei migranti: il modello Toscana”, promosso dall’assessorato alle Politiche per la cittadinanza e patrocinatoda Anci.

Al convegno erano presenti il sindaco di Prato e delegato Anci nazionale per l’Immigrazione Matteo Biffoni, il vice sindato Simone Faggi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Prato Giuseppe Nicolosi, il Prefetto Maria Laura Simonetti, il comandante della Polizia Municipale Andrea Pasquinelli, il comandante provinciale dei Carabinieri Gabriele Stifanelli. C’erano inoltre rappresentanti del Comune, della Questura, di Open Society, dell’associazione L’Altro Diritto, di Italia Lavoro, il presidente di ASGI (associazione per gli studi giuridici), il colonnello del Nucleo Carabinieri tutela lavoro, Maurizio Brotini, segretario CGIL Toscana con delega all’immigrazione e i consiglieri regionali per Prato Ilaria Bugetti e Nicola Ciolini.

“Prato come modello di buone pratiche. Sosteniamo chi denuncia lo sfruttamento, l’illegalità e il lavoro in nero – ha commentato il sindaco Matteo Biffoni -. L’impiego di cittadini non in regola è una pratica che riscontriamo ancora oggi sul nostro territorio, chi scommette sul proprio futuro nella nostra comunità è ben accetto, ma deve sapere che abbiamo delle regole che devono essere rispettate. Il Comune ha attivato da anni uno sportello per favorire l’emersione dello sfruttamento e che accompagna i cittadini che spontaneamente si recano allo sportello e decidono di denunciare le condizioni in cui vengono sfruttati. E’ necessario quindi ampliare lo spettro di conoscenza sull’argomento e aprire una discussione affinchè ci siano dei modelli attuativi e concreti di tutela nei confronti di coloro che denunciano certe condizioni lavorative inaccettabili”.

Tema centrale del convegno era anche quello di focalizzare l’attenzione sull’articolo 18 del Testo Unico per l’Immigrazione, che permette a coloro che denunciano la loro situazione di sfruttamento lavorativo, di ottenere il rilascio di un permesso di soggiorno. Un articolo poco conosciuto ma che a Prato ha trovato una delle applicazioni più eclatanti: il primo operaio cinese, vittima di un gravissimo incidente sul lavoro, che ha avuto il coraggio di rompere il muro di omertà e di denunciare il proprio titolare, connazionale, poi condannato. I fatti risalgono al marzo del 2013, il Comune si è costituito parte civile al processo, che ora è arrivato all’appello. L’orientale ha ottenuto un permesso di soggiorno in accoglienza protetta.

Caso questo che ha fatto da apripista per l’emersione di altre situazioni disumane di sfruttamento lavorativo. Il Comune di Prato da anni ha fatto del contrasto allo sfruttamento del lavoro una delle priorità, grazie anche e soprattutto alla sinergia tra il Comune, la Polizia Municipale, la Questura e la Procura. Negli uffici di via Roma 101 è attivo uno sportello di secondo livello, dove è presente un legale che verifica i singoli casi e valuta se ci sono le condizioni per far partire l’articolo 18.

Negli ultimi due anni sono partite 25 denunce per casi di sfruttamento lavorativo di migranti.

Anche in Questura è presente uno sportello (sportello 5), dove le persone vengono accolte, identificate e se ci sono le condizioni ricevono un permesso di soggiorno per motivi umanitari, con durata semestrale e rinnovabile fino alla fine del processo. Come ha sottolineato Cristina Massaro della Questura, sono 15 i casi in trattazione nel 2015.

“Continuare a garantire la sicurezza sul lavoro, contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e lottare contro l’evasione fiscale sono le tre leve su cui intendiamo continuare ad agire per riportare Prato, con il settore del pronto moda, nella piena legalità”, ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Rossi ha poi sottolineato i successi del “Progetto Prato lavoro sicuro” che in dieci mesi di attività ha visto controlli in 3.000 delle 7.700 aziende censite in area vasta Prato, Pistoia, Empoli e Firenze. In Italia non esiste uno strumento normativo appropriato per combattere lo sfruttamento lavorativo, che spesso viene punito come repressione o come violenza familiare o privata. Come è stato sottolineato più volte dai vari relatori durante il convegno, è necessario porre le basi per una normativa ad hoc.

Durante il convegno si è poi parlato anche del ruolo del terzo settore nel contrasto allo sfruttamento lavorativo; di come prevenire lo sfruttamento e quali protezioni fornire; della normativa europea contro lo sfruttamento lavorativo dei migranti e del ruolo importante svolto anche dai sindacati nel combattere questa piaga sociale. E’ stata inoltre illustrata una ricerca sullo sfruttamento lavorativo dei migranti in Toscana e sono stati presentati dati sui permessi di soggiorno conferiti agli stranieri attraverso l’art 22 Tui in Italia: nel 2013 sono stati 8, stesso numero anche nel 2014, nel 2015 invece sono stati rilasciati 6 permessi.

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