21 Settembre 2015

Caso BpVi, i sindacati si dissociano dal passato che c’è ancora: “Fare pulizia fino in cima”. Nel mirino le buonuscite dei manager


“Un’azione di responsabilità verso chi ha provocato questo disastro per fare chiarezza e pulizia fino in cima”. È la presa di posizione dei sindacati bancari sul caso della Banca Popolare di Vicenza, finita nel mirino della Bce per aver collocato 950 milioni di euro di azioni proprie a fronte di finanziamenti, un’operazione vietata dal codice civile (leggi l’articolo).
In attesa di conoscere il nuovo piano industriale, Fabi, First/CISL, Fisac/CGIL e UNISIN (FALCRI) si “dissociano con forza dal passato che c’è ancora ed esigono che il “nuovo” Gruppo BPVi si contraddistingua per trasparenza, correttezza ed equità verso tutti i dipendenti”.

Tra le richieste al management da parte dei sindacati ci sono la “tutela, come previsto dal nostro CCNL 19.01.2012 – artt. 42 e 43, di tutti i colleghi nei cui confronti venga notificata una informazione di garanzia, ovvero esercitata azione penale in relazione a fatti compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni”.
Altre rivendicazioni ai vertici da parte dei lavoratori sono quelle di “fare chiarezza sui presunti patti di riacquisto che alcuni clienti contesterebbero alla Banca e di ufficializzare gli importi già erogati o stanziati per le remunerazioni e le “buonuscite” di tutto il top management, soprattutto alla luce dei 30 milioni di “tagli” sul costo del personale ventilati 2 mesi fa e riportati nero su bianco in un’apposita informativa sindacale”.

Infine viene segnalata la necessità di “avviare un serio cambio di rotta nei rapporti Azienda/Sindacato e nelle scelte strategiche. Non possono essere i dipendenti a pagare i danni, gli errori (e le buonuscite) di coloro che hanno portato la Banca a questo disastro!”.

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