21 Novembre 2015

Il comitato di Prato Sud insorge contro Varvarito e Baciacavallo: “Siamo la periferia dimenticata e bistrattata della città”


Per la prima volta anche la parte Sud della città sarà rappresentata da un comitato di cittadini. Si chiama “Comitato ambientale difendiamo la nostra salute” ed è nato per protestare contro il trattamento riservato a Paperino, San Giorgio e Santa Maria a Colonica, Le Fontanelle, Castelnuovo, Cafaggio, ma anche Tavola e Iolo. Quartieri di una periferia dimenticata e bistrattata, secondo i residenti, rappresentati per l’occasione da Luca Maretti, Rodolfo Sabato, Paride Vannucchi e Angelo Vannini, che sono stanchi di sopportare in silenzio. Fra le opere più impattanti, senza considerare la questione nuova pista di Peretola, c’è certamente l’inceneritore di Baciacavallo, principale responsabile, secondo i comitati, dell’alto tasso di diossine e metalli pesanti presenti nella zona. Poi bisogna aggiungere la grande concentrazione di traffico veicolare, la mancanza di infrastrutture e servizi, il campo nomadi, le serre abusive dei cinesi con conseguente inquinamento della falda, i furti e tanti altri problemi irrisolti che ogni giorno interessano la parte Sud di Prato. La goccia che potrebbe far traboccare un vaso già stracolmo riguarda però la Varvarito. L’accordo, più volte prorogato, che consente all’azienda di frantumazione inerti di operare su un terreno di sua proprietà, ma soggetto a vincolo agricolo, nel quartiere di San Giorgio a Colonica, scadrà il prossimo 30 novembre. Poi l’azienda dovrà spostarsi obbligatoriamente in un altra zona. Il coordinamento comitati nella piana è già sul piede di guerra per far rispettare la scadenza e ha pronte le sue contromosse, qualora questo non dovesse accadere: “Se dovesse arrivare un’altra proroga, chiederemo insieme ai nostri legali un appuntamento al procuratore capo per mostrargli tutta la documentazione relativa all’area e al fatto che è un caposaldo agricolo con invarianti strutturali prescrittive valide anche per i proprietari – commenta Gianfranco Ciulli, del coordinamento – Poi provvederemo ad acquistare dei terreni con vincoli identici e a chiedere il permesso edilizio al Comune. Un permesso che, secondo la legge, dovrebbe esserci negato. A quel punto andremo in Comune a chiedere se davvero la legge è ancora uguale per tutti”.

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