1 Dicembre 2015

Controlli nei capannoni cinesi, il procuratore Nicolosi: “Uno sportello anti-corruzione e contestazioni più gravi per gli imprenditori fuori dalle regole”


Uno sportello anti-corruzione, contestazioni penali più gravi per gli imprenditori non in regola e lo studio di controlli integrati, sia sul piano fiscale con il coinvolgimento di Agenzia delle Entrate e guardia di finanza, sia sul tema dello smaltimento illecito dei rifiuti. Sono le novità annunciate dal procuratore capo di Prato Giuseppe Nicolosi, all’incontro pubblico nel salone consiliare, nel giorno del secondo anniversario dell’incendio alla Teresa Moda in cui persero la vita sette operai cinesi. Un intervento, quello del procuratore capo, per niente “conciliante”, che ha ricordato la recente tragedia di Carmignano dove un bambino di 15 mesi è morto, investito da un furgone nella corte di un’azienda cinese. “Ancora oggi nel 2015 si continua a morire su luoghi di lavori e anche in questo caso su un luogo di lavoro gestito in condizioni di sicurezza spaventose con i soliti dormitori e la solita promiscuità tra fabbrica e alloggio”.
Nicolosi è tornato a denunciare le gravi carenze di organico di cui soffre la giustizia pratese, e ha sottolineato come sui 13 mila procedimenti aperti a Prato, ben 1965 riguardano notizie di reato giunte in poco più di un anno in Procura a seguito dei controlli nei capannoni. “Abbiamo costituito un pool di magistrati che si dedica a questo e l’attenzione è alta – ha detto Nicolosi – ma purtroppo dobbiamo fare i conti con gravi carenze di personale e di risorse. Una situazione che ha portato gli avvocati e i giudici onorari a proclamare astensioni. I miei collaboratori lavorano con grande abnegazione, ma non posso chiedere loro di fare i miracoli”.

Il procuratore Nicolosi ha messo in guardia dal rischio che le sanzioni vengano percepite come una voce in più nel calcolo dei costi aziendali e ha sottolineato lo sforzo della Procura di individuare i reali gestori dell’azienda, quasi sempre intestata a prestanome. Imprenditori che secondo un nuovo orientamento della Procura, in alcuni casi saranno chiamati a rispondere non di semplici reati contravvenzionali ma del delitto di omissione dolosa di predisposizione di strumenti anti-infortunistici, un delitto che prevede pene più gravi e consente alla magistratura di adottare strumenti di indagine più incisivi.

Quanto alla lotta alla corruzione, dopo i due nuovi casi sospetti che coinvolgono altrettanti pubblici ufficiali nell’ambito dei controlli attinenti la comunità cinese, la Procura studia la creazione di uno sportello anti-corruzione a cui le vittime si possano rivolgere per eliminare quell’area grigia che il procuratore Nicolosi ha definito “quanto di più pericoloso possa esserci”.
“Qui non siamo a Milano dove c’è la maxi tangente Enimont; c’è però una forma a volte subdola di ingraziamento del pubblico ufficiale, che può arrivare a sfociare nella vera e propria corruzione”.
E sulla volatilità delle imprese cinesi, quasi sempre esercitate in forma individuale, il procuratore ha lanciato un altro messaggio a tutte le istituzioni e al mondo delle professioni pratese.
“Questa volatilità – ha detto Giuseppe Nicolosi – non è frutto solo della fantasia e dell’“abilità” di chi conduce questo tipo di imprese, ma è supportata da una rete di professionisti e di addetti ai lavori che rende possibili questi risultati. Ciò comporta da parte nostra l’individuazione e accertamento di false documentazioni, false assunzioni, false buste paga: tutta una serie di attività che rendono il quadro molto composito”.

Dario Zona

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments