28 Dicembre 2015

Rapinavano connazionali e sequestrarono un bambino: sgominata banda di cinesi residenti a Prato


Sono stati arrestati a Prato quattro dei cinque malviventi cinesi che ad agosto scorso hanno commesso un’efferata rapina ai danni di una famiglia di connazionali a Rapallo. Si tratta di 4 uomini, di età compresa fra i 23 e i 46 anni, tutti pregiudicati, che sono stati fermati in due appartamenti di viale Galilei e via Bologna, all’interno dei quali sono state sequestrate due pistole scacciacani, diversi cellulari, fascette da elettricista e cesoie pneumatiche, oltre ad alcuni indumenti utilizzati nelle azioni criminose. Le indagini, condotte dai carabinieri di Santa Margherita Ligure, portano a ritenere che la gang abbia infatti commesso altre rapine ai danni di imprenditori cinesi, a Prato e in altre città della Toscana, Liguria ed Emilia Romagna. Gli arresti, in collaborazione con i militari dei comandi dell’Arma di Prato e Bologna, sono scattati alla vigilia di Natale, quando il gruppo era pronto a colpire nuovamente. 

Lo scorso agosto i rapinatori tennero in ostaggio per circa due ore, all’interno della loro abitazione la moglie di un ristoratore cinese e i figli, un ragazzo diciassettenne e un bambino di due anni. Le vittime furono legate, minacciate con un coltello e malmenate fino a quando non hanno rivelato dove si trovava il denaro. I malviventi si sono poi dati alla fuga, dopo aver sottratto contanti e preziosi per un valore di circa diecimila euro.

Le indagini scaturirono dalla chiamata al 112 di alcuni testimoni che assistettero alla fuga dei malviventi inseguiti da una delle vittime. Decisivo è stato il ruolo della donna, la baby sitter della famiglia, che era in contatto con il gruppo criminale e ha favorito la rapina, salvo poi dileguarsi e rendersi irreperibile quando i militari hanno iniziato a sospettare di lei per via di alcune incongruenze sulla dinamica dell’accaduto. Anche la “basista” del gruppo, una 38enne irregolare, è stata fermata nelle scorse ore a Castel Guelfo, nel bolognese, dai carabinieri, che come in altri casi precedenti hanno dovuto fare i conti con la reticenza da parte della comunità orientale a collaborare con gli inquirenti. I militari – in collaborazione con le Procure e i nuclei investigativi interessati – stanno adesso verificando le responsabilità degli arrestati in altre rapine, che non sono sarebbero state denunciate dalle vittime.

 

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