“Abbiamo bisogno di risposte dalla politica. La gente è stanca: vogliamo vivere in un quartiere normale. Non chiediamo il lusso, ma servizi minimi essenziali dignitosi. Non siamo cittadini di serie B”.
San Paolo torna ad alzare la voce e punta il dito contro Comune, Regione ed Asl. Il pomo della discordia è la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari di zona dopo la chiusura, lo scorso anno, del distretto Prato Ovest di via Clementi e il trasferimento di parte delle prestazioni nei locali della Pubblica Assistenza di via dell’Alberaccio. Una soluzione provvisoria che non è in grado, però, di far fronte alle necessità dei circa 18mila cittadini che si rivolgevano al vecchio centro sanitario e rispetto alla quale il quartiere intende giocare la carta di un progetto per la realizzazione di una sorta di “Casa della Salute”: un fondo sfitto, di proprietà di privati, già individuato nell’area e che potrebbe accogliere – oltre alle funzioni sanitarie del rimpianto distretto – anche impianti sportivi e strutture culturali.
Il piano è stato già illustrato all’Amministrazione comunale a maggio 2015 ma da allora, spiegano i cittadini, riuniti al circolo di via Cilea, nulla si è mosso.
“Non posso dire molto al momento, essendo in trattativa con privati – spiega Fernando Masciello, storico residente del quartiere e promotore del piano ‘alternativo’ per la rinascita del distretto Prato Ovest – ma se andasse in porto questa soluzione, tutta San Paolo ne trarrebbe un vantaggio concreto. Il nuovo polo potrebbe tornare ad ospitare i servizi socio-sanitari, oltre ad una piscina o un campo da calcio e una biblioteca. Spazi, insomma, aggregativi, che avrebbero un impatto positivo sull’area. La ‘Casa della Salute’, o in qualunque altro modo la si voglia chiamare, si inserirebbe perfettamente nel contesto locale, anche da un punto di vista della viabilità e dei parcheggi. Di questo vogliamo discutere con il sindaco Biffoni e con il Governatore Rossi oltre che con Asl. Basta giocare a nascondino”.
La speranza è che non si ripeta l’esperienza della petizione popolare, con oltre 1300 firme raccolte per impedire la serrata del punto di via Clementi, finite poi nel dimenticatoio. Intanto, però, continuano i disservizi per malati, disabili e anziani, costretti a scontare sulla propria pelle anche la carenza di collegamenti con altri distretti o strutture assistenziali e con lo stesso ospedale Santo Stefano.
“Spesso mi attacco al telefono per prendere l’appuntamento per i prelievi ma è impossibile – rimarca Raffaele Lipari -: il centralino è perennemente occupato. Tutto questo è assurdo”.
“Mia moglie ha un tumore e dovrà a breve iniziare un ciclo di chemioterapia – racconta Salvatore Cartolano -. Dovrà quindi sottoporsi a controlli settimanali, con esami del sangue frequenti. Come facciamo a confrontarci con questo servizio, assolutamente scadente e inadeguato? Ci mettono in crisi. Già è dura affrontare la malattia – conclude -, dover anche sottostare a certe situazioni, con i prelievi effettuati in uno stanzino di 10 metri quadrati, è inaccettabile. Non ci stiamo”.
Sulla questione interviene il sindaco Matteo Biffoni, che tiene a precisare come la realizzazione del distretto socio-sanitario – la strutturazione e collocazione del polo – dipenda strettamente dalle decisioni dall’Azienda Sanitaria Locale: il Comune, dichiara il primo cittadino, si rende ad ogni modo disponibile a discutere con il quartiere degli ambiti di propria competenza.
“Stiamo parlando di un immobile di un privato – chiarisce Biffoni – su cui noi stiamo ragionando per vedere se si può portare a termine un’operazione urbanistica. Se mai questa operazione andrà in porto, potremo confrontarci con gli abitanti su quello che è di stretta competenza dell’Amministrazione: una biblioteca, un campo sportivo o qualunque altro elemento di riqualificazione della zona, ma per quanto riguarda il distretto socio-sanitario Prato-Ovest le competenze e le decisioni strategiche di medio e lungo periodo ricadono esclusivamente sull’Asl”.
Giulia Ghizzani
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