28 Gennaio 2016

Il Comune incassa 275 mila euro dalla tassa di soggiorno: il gettito è inferiore alle aspettative. Federalberghi: “Rivedere l’imposta”


E’ entrata in vigore il primo luglio scorso e nei primi sei mesi il Comune ha incassato 275.869,50 euro dall’imposta di soggiorno, l’obolo che i non residenti devono pagare per dormire in una struttura ricettiva di Prato. Si tratta di 1,50 euro a notte a persona per alberghi fino a tre stelle, e di due euro per i pernottamenti in hotel a 4 e 5 stelle. Più bassa l’imposta per affittacamere e bed&breakfast: 50 centesimi a notte a persona. L’introito del Comune, da luglio a dicembre 2015, è inferiore rispetto ai 300 mila euro iscritti a bilancio sulla base delle stime e delle presenze negli anni precedenti. All’appello mancano circa 25 mila euro. Non è possibile stabilire se si tratti di visitatori in calo: i dati raccolti dalla Provincia sono infatti aggiornati ad agosto 2015, ma mostrano al contrario un trend in crescita del 3,5% delle presenze, con quasi 10 mila notti pernottate in più nei primi 8 mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014. Potrebbe avere dunque un peso l’evasione dell’imposta: se i turisti si rifiutano di versarla, gli albergatori devono compilare un modulo per comunicarlo al Comune. Ad oggi non è dato sapere quanti moduli sono stati presentati e a quanto ammonti l’evasione. Dagli uffici tecnici fanno sapere che i dati sono in elaborazione e serviranno ad orientare i controlli.

A spiegare quello che può essere successo è Rodolfo Tomada, presidente di Federalberghi Prato: “La scorsa estate, quando entrò in vigore l’imposta, alcuni gruppi che alloggiavano in alberghi di periferia si sono rifiutati di pagarla perchè la comunicazione è arrivata un po’ in ritardo rispetto ai tempi delle prenotazioni e delle riscossioni da parte dei tour operator. Questo fenomeno si è realizzato soprattutto i primi mesi. Adesso stiamo andando a regime e per quanto riguarda i clienti individuali non c’è stata tutto sommato una reazione negativa. La penalizzazione maggiore ha riguardato gli alberghi a 4 stelle e gli alberghi che ospitano i gruppi e lavorano in concorrenza con gli hotel della periferia fiorentina”.

Gli albergatori, a cui è stato di fatto chiesto di fare da esattori per conto del Comune, registrano inoltre un aggravio di adempimenti al front office per contabilizzare e riscuotere la tassa di soggiorno. “Dopo i primi sei mesi di applicazione ci piacerebbe tornare sul punto e ridiscutere assieme al Comune i meccanismi burocratici per ottenere qualche facilitazione e qualche semplificazione” afferma Tomada, che chiede anche di rivedere la sproporzione delle tariffe con gli affittacamere e di far riscuotere l’imposta anche a chi affitta appartamenti ad uso turistico, sulla scia di quanto sta accadendo a pochi chilometri di distanza. E’ di ieri, infatti, la notizia dell’accordo tra il Comune di Firenze e Airbnb, affinchè questo tipo di strutture – nel capoluogo toscano ne sono censite circa 7 mila – siano tenute a richiedere l’imposta di soggiorno. A Prato il fenomeno è notevolmente più ridotto: ad Airbnb sono iscritte una cinquantina di appartamenti.

Dario Zona

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