14 Gennaio 2016

Quattro ore di attesa per ritirare una carta di soggiorno in Questura: “Scene da paese incivile: lo dico da pratese”


Quattro ore di attesa in strada per ritirare un documento in Questura. È l’odissea, comune a tanti cittadini stranieri, di Massimiliano Rosati, pratese, che ieri assieme alla sua famiglia si è recato all’Ufficio Immigrazione per ottenere la carta di soggiorno per la moglie brasiliana e la figlia di quest’ultima. “Si tratta solo di mostrare documento di identità, mettere una firma e ritirare la carta, una cosa da un minuto, che siamo riusciti a fare soltanto alle 17 – racconta Massimiliano -. Gli sportelli aprono alle 14,30, ma quando ci siamo messi in fila alle 13 avevamo davanti già oltre cento persone, la maggior parte delle quali cinesi. Alle 14,30 sono state fatte entrare pochissime persone. La fila non scorreva e più tardi ci hanno detto che c’erano dei problemi con il sistema. Alle 16 eravamo sempre lì e improvvisamente le persone in coda hanno iniziato a correre nei corridoi, forse perchè non c’era più il poliziotto a fare da filtro. Abbiamo una bambina di nove mesi col passeggino che è stato sballottato nella ressa. Alcuni cinesi, a fatica, sono stati spinti a rimettersi in fila. Noi per fortuna abbiamo trovato un poliziotto gentile che si è reso conto del disagio per la bambina e ci ha fatto passare”.

Massimiliano aveva già tentato di ottenere il documento un altro giorno, ma in quella circostanza era arrivato alle 15 e alla chiusura dei cancelli, alle 16,30, era rimasto fuori. “Ci sono persone che si mettono in fila fin dalla mattina e siamo costretti a perdere giorni di lavoro e ad assistere a scene di disorganizzazione: per servire un cittadino cinese, a causa dell’assenza di mediatori linguistici, si perde spesso un sacco di tempo. E a volte manca anche il rispetto: l’altra volta, quando eravamo in fila con una bambina di nove mesi, fuori al freddo, abbiamo chiesto ad un agente di sapere se saremmo stati serviti, siamo stati invitati a rimetterci in coda in maniera brusca. Lo dico da pratese: non sono scene da paese civile”.

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