28 Gennaio 2016

Processo rogo Via Toscana, il pm chiede 4 anni e 10 mesi per i due proprietari del capannoneVIDEO


4 anni e 10 mesi di reclusione. E’ quanto chiesto dal pubblico ministero Lorenzo Gestri per i titolari della società immobiliare Mgf, Massimo e Giacomo Pellegrini, proprietari del capannone di via Toscana in cui il 1 dicembre 2013 persero la vita sette operai cinesi. La richiesta del pm è giunta al termine di una requisitoria fiume durata otto ore.

Massimo e Giacomo Pellegrini sono accusati di omicidio colposo plurimo aggravato e incendio colposo aggravato. In un procedimento parallelo, un anno fa, sono stati condannati in primo grado Lin You Lan, la sorella Lin Yu Lin e il marito di quest’ultima Hu Xiaping, i tre cinesi ritenuti i gestori di fatto della Teresa Moda, l’azienda di via Toscana distrutta dalle fiamme di quel drammatico incendio.
Nella sua requisitoria il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha richiamato le responsabilità degli immobiliaristi pratesi. “E’ una vicenda paradigmatica di tante altre situazioni analoghe. Ma non è questo il processo al sistema Prato – ha premesso il magistrato dinanzi al giudice Giulio Fanales – In quest’aula è emerso in modo netto che non ci sarebbero stati né l’incendio, né i sette morti senza Giacomo e Massimo Pellegrini”.


Gestri ha ricostruito le testimonianze e gli atti che datano a gennaio 2008 realizzazione degli abusi edilizi e dei soppalchi-dormitorio in cartongesso, le cui 53 lastre furono consegnate in via Toscana il 15 gennaio 2008. Soltanto nove giorni dopo fu stipulato il primo contratto tra la società immobiliare e la stireria Lana, la prima di quattro aziende – riferibili alle sorelle imprenditrici – che si succederanno nelle locazioni degli immobili. “Agli imputati non viene contestato il fatto di aver realizzato abusi edilizi, ma di aver avuto notizia dell’esistenza degli stessi e di non aver fatto niente per intervenire. Al contrario, il 27 febbraio 2012 sono tornati nella disponibilità del bene e due giorni dopo hanno stipulato un nuovo contratto concedendo l’immobile con gli abusi di cui avevano conoscenza certa”. Il canone di affitto in quella circostanza è sceso da 2650 euro mensili, a 1650 euro, un ribasso del 36% che secondo l’accusa è un ulteriore elemento sospetto, così come la descrizione riportata nel nuovo contratto che a differenza dei precedenti non descrive lo stato dei luoghi, ma si limita a citare gli atti catastali. Il pm ha poi stigmatizzato l’assenza degli imputati che nel corso del processo, in oltre 20 udienze, non si sono mai fatti interrogare e ascoltare dal giudice.

Gestri ha descritto come attendibile Lin Yo Lan, “la sua testimonianza, in sei ore di dibattimento – ha detto – ha dato uno straordinario contributo di verità”. Durante le precedenti udienze, l’imprenditrice, che nel procedimento parallelo è stata riconosciuta come principale gestore di fatto della Teresa Moda, ha dichiarato che i fratelli Pellegrini più volte sono stati presenti nel capannone ed erano a conoscenza degli abusi edilizi e dei dormitori. “Non le ha dato l’autorizzazione a fare quei lavori – ha ricordato oggi il pubblico ministero – ma ha detto che Massimo Pellegrini è venuto pochi giorni dopo a controllare e le ha fatto i complimenti : ha detto che tutto sommato andava bene così”.
Sempre secondo il racconto di Lin Yi Lan almeno altre due volte Massimo Pellegrini ha preso visione dello stato dell’immobile. Si tratta di fatti circostanziati: un sopralluogo per decidere sull’apertura di due finestre per areare i locali, a inizio 2010, e altri accessi per verificare infiltrazioni di acqua piovana, un problema segnalato dal 2010 e irrisolto fino al momento della tragedia. In entrambi i casi il racconto della testimone – ha sottolineato l’accusa – è suffragato da precisi riscontri: i lavori per realizzare le finestre furono pagati dalla confezionista cinese che ottenne di scomputare il costo dall’affitto e di non pagare una mensilità. “Da gennaio 2008 a novembre 2013 Lin Yo Lan non salta un solo pagamento dell’affitto. L’unico mese saltato è maggio 2010 e agli atti della MgF non c’è neppure una ricevuta o una richiesta di pagamento per quella mensilità”. Il secondo sopralluogo è suffragato da una lettera che il 22 agosto 2013 Giacomo Pellegrini scrive all’amministratore condominiale per sottolineare il problema a quella data ancora irrisolto delle infiltrazioni nella fabbrica. “A seguito di numerosi sopralluoghi, l’ultimo dei quali in data odierna” è scritto nella missiva. Sopralluoghi confermati anche da un altro testimone che ha lavorato per l’amministratore di condominio.
Il magistrato ha poi rimarcato l’attività professionale dei due fratelli che hanno ruoli di gestione in tre società immobiliari a cui fanno capo 35 immobili. Il capannone di via Toscana non era mai stato controllato dalla squadra interforze, ma un’altra fabbrica di loro proprietà in via Cavour era stato sequestrato per abusi edilizi e lo stesso era avvenuto per un magazzino nel seminterrato dell’edificio di via Traversa il Crocifisso dove ha sede l’MgF immobiliare. “Ci troviamo ad appena 500 metri dal capannone di via Toscana e si vuol far credere che questi professionisti, le cui società nel 2013 hanno avuto ricavi per oltre 960 mila euro, si sono disinteressati delle condizioni dei capannoni e non sono mai andati a vedere come veniva gestito l’immobile dato in affitto per 5 anni? – ha chiesto il pm Gestri – Gli imputati conoscevano perfettamente lo stato dei luoghi e hanno fatto una scelta assumendosi il rischio, pur di mettere a rendita l’immobile”.

D.Z.

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