Il prezzo di recesso per le azioni della Banca Popolare di Vicenza è di appena 6,30 euro. A fissarlo, sentito il parere del Collegio Sindacale e della società di revisione, è stato il consiglio di amministrazione della BpVi.
Si tratta di un autentico bagno di sangue per i soci dell’istituto: il valore delle azioni, da 62,50 euro era sceso nell’aprile scorso a 48 euro. E adesso, dopo la pulizia dei bilanci imposta dalla Bce, le inchieste della magistratura e la fuga dei correntisti, c’è un vero e proprio crollo che porta a 6 euro e 30 centesimi il valore stimato delle azioni. I soci, in meno di un anno, perdono così quasi il 90% dei loro investimenti. Chi possedeva la quantità minima di quote (100 azioni) passa da un valore nominale di 6250 euro ad avere in portafoglio appena 630 euro.
Un brutto colpo anche per la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato che detiene 354.766 azioni e in pochi mesi vede svalutare la partecipazione da 21,4 milioni di euro ad appena 2,2 milioni, con una perdita secca di oltre 19 milioni di euro.
La presidente della Fondazione Fabia Romagnoli assicura che almeno nell’immediato non ci saranno ripercussioni sulle erogazioni al servizio della città, ma l’effetto comporterà da subito una riduzione significativa del patrimonio netto dell’ente.
Soltanto cinque giorni fa, nell’incontro con i soci pratesi al teatro Politeama il direttore generale Francesco Iorio aveva chiesto fiducia, non nascondendo che si sarebbe trattato di “un punto di ripartenza basso”. Ma aveva evitato di dare delle cifre. La Banca – adesso – comunica anche come esercitare il diritto di recesso, ma in pratica fa sapere che sarà impossibile liquidare i propri soci prima dello sbarco in Borsa.
Il 5 marzo l’assemblea dei soci sarà chiamata a votare il pacchetto per il salvataggio delineato dal management, e approvato dallo stesso cda di ieri, per evitare il commissariamento: i tre passi chiave sono la ricapitalizzazione da 1,5 miliardi garantita da Unicredit, la trasformazione in spa e la quotazione a Piazza Affari.
A favore voterà la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato: “La BpVi è ancora la banca di riferimento del territorio e il commissariamento sarebbe un grave problema per la città” – afferma la presidente Fabia Romagnoli.
Gli azionisti e i soci che non avranno votato a favore della trasformazione in spa, avranno la possibilità di esercitare il diritto di recesso, ma come detto, la Banca – alla luce della precaria situazione patrimoniale e tenuto conto delle indicazioni di Bankitalia, ha deliberato di limitare i rimborsi.
Le azioni di coloro che avranno esercitato il diritto di recesso saranno offerte agli altri azionisti ed eventualmente, successivamente, sul mercato.
I soci non capiranno le sottigliezze finanziarie, ma molti di loro – che hanno perso quasi tutti i loro investimenti – condivideranno la metafora levatasi giovedi scorso al Politeama: “Ci hanno venduto Brunello di Montalcino e invece era aceto”.
Commenti