22 Febbraio 2016

“L’arte non scarti nessuno e i musei siano vivi!”. Le esortazioni di Papa Francesco alla festa diocesana degli artisti VIDEO


“Con questo libro il Papa ci vuole insegnare una nuova idea di arte, un’arte che recupera e dà valore a ciò che invece poteva essere scartato, gettato. Anche questo è un esempio di Misericordia”. Secondo il critico d’arte don Giuseppe Billi il pontificato di Francesco potrà essere rivoluzionario anche in questo campo, “perché la bellezza ci unisce e ci salverà”. Alla tradizionale Festa degli artisti, promossa ogni anno dal Centro Culturale Cattolico diocesano, è stata invitata Tiziana Lupi, giornalista di Avvenire e della rivista “Il mio Papa”, curatrice del volume “Papa Francesco – La mia idea di arte”, pubblicato da Mondadori e dalle edizioni Musei Vaticani.

Lupi ha presentato il libro sabato scorso, 20 febbraio, in palazzo vescovile, con lei Irene Sanesi, presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana (l’ente alla guida del Centro Pecci) e presidente dell’Opera Santa Croce di Firenze.

Tre i punti al centro del pensiero di Francesco sul rapporto tra pittura e scultura con la fede: l’arte è evangelizzazione, l’arte non scarta e “i musei siano aperti a tutti”.

La prima considerazione è alla base del libro, un tema caro a tutti i papi – basti vedere le bellezze custodite a Città del Vaticano – sul quale anche Bergoglio, pur ammettendo di non essere un esperto in materia, ha voluto dire la sua. Il rapporto tra Lupi e il Santo Padre invece nasce grazie alla pubblicazione del libro “Il nostro Papa”, la raccolta delle pagine biografiche uscite a puntate sulla rivista “Il mio Papa”. “Francesco ha apprezzato molto il mio lavoro – ha raccontato Tiziana Lupi – e non solo mi ha inviato a casa due regali e un biglietto per ringraziarmi ma mi ha telefonato e così ci siamo conosciuti”. Il punto di contatto tra la giornalista e il Pontefice è stato Alejandro Marmo, artista argentino conosciuto da Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires. Le opere di Marmo sono inserite tra le undici custodite in Vaticano e prese a esempio nel libro della Lupi come se fossero “una ideale galleria d’arte sulla Misericordia”. Si tratta di due sculture intitolate “Il Cristo operaio” e “La Vergine di Lujàn”, realizzate con ferro di scarto e sistemate nei Giardini Vaticani. “I materiali con cui sono state costruite non sono semplici pezzi vecchi recuperati chissà dove – spiega Lupi – ma ferri provenienti dalle ville pontificie che nelle mani dell’artista sono stati trasformati in bellezza”. È un messaggio antico quello che Francesco vuole ricordare ai cristiani di oggi: la Chiesa non scarta ma recupera dando dignità. “Lo ha sempre fatto – sottolinea la giornalista – e certe opere ne sono una prova”. Come il “Torso del Belvedere”, scultura “mutilata”, probabilmente del I secolo a.C. dell’ateniese Apollonnio, appartenente alle collezioni pontificie già dal 1400. “Uno “scarto marmoreo” ammirato da studiosi e semplici visitatori da oltre mezzo millennio – aggiunge Lupi – una fonte d’ispirazione rappresentata in migliaia di schizzi e utilizzata anche da Michelangelo per disegnare l’anatomia degli ‘Ignudi’ nella Cappella Sistina”.

Si è parlato anche dell’importanza dei Musei, “devono essere vivi! – ammonisce Francesco – Non polverose raccolte per eletti e sapienti”. Una sfida questa raccolta da Irene Sanesi, alla guida di un ente contemporaneo come il Pecci e di uno antico come l’Opera di Santa Croce. “Il tema dell’accoglienza e dell’accessibilità degli spazi museali è centrale in tutto il mondo – ha affermato Sanesi, autrice di un libro intitolato ‘Il valore del Museo’ –, sono d’accordo: oggi più che mai il museo deve essere una casa aperta a tutti i tipi di pubblico, che vanno intercettati, avvicinati e coinvolti, anche utilizzando linguaggi diversi”. 

Parole assolutamente condivisibili, accolte con favore in particolare dai non addetti ai lavori. Perché la semplicità dirompente di Papa Bergoglio, ammirevole nel messaggio sempre ancorato alle radici evangeliche, rompe schemi consolidati e distrugge protocolli che potremmo definire secolari. “Non crediate che sia stato facile per il Pontefice far sistemare le due opere d’arte contemporanea dello scultore Marmo nei Giardini Vaticani e una Renault 4 bianca appartenuta a un prete di strada della diocesi di Verona nel Padiglione delle Carrozze dei Musei Vaticani”, conclude Tiziana Lupi. Sono gesti che ricordano la funzione sociale dell’arte, pezzi forse stravaganti che per Francesco incarnano perfettamente il motto evangelico: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”.

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