2 Marzo 2016

BpVi, vertice fra Procure: a Prato i casi di presunta estorsione sono molto più numerosi che a Vicenza


Proseguono a ritmi serrati le indagini della Procura di Prato sulla Banca Popolare di Vicenza. Stamani a palazzo di giustizia si è tenuto un vertice tra i finanzieri pratesi e quelli del capoluogo berico. Le due Procure sono in costante contatto e l’incontro di oggi è servito per uno scambio di informazioni sulle rispettive indagini. Se a Vicenza i reati principali sono aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza e si ipotizza anche il vincolo associativo, la Procura di Prato indaga su diverse ipotesi di estorsione ai danni di imprenditori forzati a comprare azioni della Banca dietro la minaccia di vedersi revocati o non prorogati gli affidamenti. Una prassi che – secondo quanto emerge dalla documentazione cartacea e informatica acquisita dalla Guardia di Finanza durante le perquisizioni del dicembre scorso – non era attribuibile all’autonomia del singolo operatore di banca, ma ad una precisa politica aziendale e a disposizioni provenienti da Vicenza. Nelle mail interne si chiedeva di non conservare traccia di queste direttive, che invece sono finite agli atti dell’indagine della Procura di Prato e hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati, 16 in tutto, anche l’allora direttore generale Samuele Sorato.

Secondo quanto emerge dal confronto fra le due Procure, i casi di presunta estorsione sarebbero molto più numerosi a Prato rispetto a Vicenza. Un elemento che se confermato porterebbe ad ipotizzare prassi commerciali più “spinte” nel distretto pratese, e invece un comportamento più morbido nel territorio in cui la BpVi ha sede e nel quale Zonin ha costruito la propria leadership ultraventennale.
Per tracciare la portata del fenomeno, la Procura aspetta gli esiti di una consulenza informatica che è chiamata a ricostruire negli archivi della Banca il numero di quanti hanno sottoscritto azioni al momento di rinnovare i fidi. Ogni caso è tuttavia diverso dall’altro e i finanzieri dovranno ricostruire ogni singola posizione ascoltando le presunte vittime. Ad accomunare tutti i soci, il danno economico legato al crollo del valore delle azioni, passate in meno di un anno da 62,50 euro ad appena 6,30 euro.

D.Z.

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A.D.
A.D.
8 anni fa

Ma i dipendenti che ricevevano i premi,non sono pochi e prendono anche ora dei bei premi,oltre lo stipendio avranno sempre il posto?Magna più che poi nessun colpevole,solo il risparmiatore fottuto e cogl…..