4 Aprile 2016

A Prato una cooperativa su 6 ha chiuso negli ultimi tre anni: la crisi si è estesa a servizi, imprese di pulizia e trasportatori


Un’impresa cooperativa pratese su sei, negli ultimi tre anni ha smesso di operare. Dal 2012 al 2015 è infatti del 15,4% il calo delle aziende cooperative attive. La nostra Provincia è la peggiore in Toscana; Livorno, seconda nella lista col segno meno fa registrare una decrescita del 10,1%). Negativi anche i dati dell’ultimo anno: anche nel 2015 Prato è maglia nera per le cooperative che hanno chiuso (-7%), più del doppio della media regionale (-3,4%).
Accanto all’ormai noto crollo del settore delle costruzioni e dell’abitazione, anche il settore dei servizi alle imprese, delle pulizie e del movimento merci vedono processi recessivi. I dati sono emersi stamani a Firenze nel corso dell’assemblea regionale di Confcooperative per il rinnovo dei vertici Lavoro. In Toscana il saldo delle cooperative attive si attesta nel 2015 a 3.835 coop, minimo storico dal 2008. Al dato negativo delle 226 cooperative cessate si aggiunge una flessione del 22,3% delle nuove iscritte (che raggiunge picchi del – 49% nei territori di Prato e Lucca).

Nonostante questo il contributo della cooperazione per l’economia toscana resta importante con un Pil pari al 6% del Pil regionale (quasi l’11% se si considera il contributo al Pil dei redditi distribuiti dalle cooperative ai soci e ai dipendenti), 90 mila occupati (di cui il 58% donne), un capitale sociale pari a 600 milioni di euro, un patrimonio aggregato delle cooperative non bancarie di 5 MLD di euro e un valore della produzione cresciuto da 11,2 a 12,2 MLD.

“Un modello di impresa basato su un’economia di territorio non speculativa deve essere sostenuto” – ha dichiarato Claudia Fiaschi, presidente di Confcooperative Toscana riconfermata oggi dall’assemblea. “Il sistema cooperativo da sempre genera in Toscana sviluppo in economie e in territori marginali, a basso valore aggiunto e con un’alta intensità di occupazione. Per questo motivo la Regione Toscana deve scegliere di utilizzare gli strumenti previsti dalla stessa legislazione regionale per la promozione il monitoraggio delle (Consulta della Cooperazione e Conferenza regionale sulla cooperazione) della cooperazione come previsto dall’Art.45 della Costituzione. Inoltre, le politiche di regolazione del mercato e degli appalti hanno facilitato l’ingresso di operatori economici ‘tradizionali’ anche per la gestioni dei cosiddetti ‘beni comuni’ (acqua, welfare, trasporti) con effetti di spiazzamento delle imprese toscane a “capitale toscano”. Siamo convinti che l’economia mutualistica, che ha accompagnato e garantito ai toscani beni e servizi di primaria utilità a prescindere dalla loro redditività, non possa essere sostituita dall’impresa di capitale tradizionale incapace di fare altrettanto come ad esempio investire nello sviluppo di aree marginali, aprire un asilo nido in un piccolo comune, di garantire il trasporto pubblico locale nello zone dove i flussi non lo rendono redditizio. La Regione deve adottare politiche in grado invece di sostenere il modello di patrimonializzazione e di accesso al credito delle cooperative per evitare il rischio di vedere compromesso non solo il lavoro di chi da sempre mette al centro della propria attività l’individuo e le sue necessità ma gli stessi servizi essenziali per la comunità”.

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rudy
rudy
8 anni fa

E chiudo si è prendono gli appalti al ribasso (e che tu vuoi sperare che queste aziende rimangono aperte non esiste