14 Aprile 2016

Caso Creaf, il procuratore Nicolosi: “Una cattedrale nel deserto. Lavoriamo in trasparenza, le porte della procura sono aperte”


Porte della procura aperte per chi è disposto a collaborare e massima trasparenza nell’operato della magistratura. Due giorni dopo il blitz della Guardia di Finanza, il procuratore Giuseppe Nicolosi torna a parlare in questi termini del caso “Creaf”, il centro di ricerca di via Galcianese costato oltre 20 milioni di euro di soldi pubblici ma mai partito.

Una disponibilità a raccogliere ulteriori contributi che arriva a poche ore di distanza dalle dichiarazioni rilasciate da vecchi esponenti politici e, soprattutto, dall’ex ad della società Luca Rinfreschi, che si è detto pronto a raccontare al magistrato la propria versione dei fatti per dimostrare di aver agito nel rispetto delle norme.

Quella del procuratore Nicolosi è però anche l’occasione per ribadire l’impegno degli inquirenti su una vicenda cavillosa e articolata. Ci si prepara, quindi, a lunghi mesi di analisi delle carte acquisite per capire se nel caso del Creaf ci sia stata effettivamente malversazione, un’ipotesi di reato che riguarda soggetti “estranei alla pubblica amministrazione”: in sostanza, se la mole di contributi pubblici ricevuti dalla società sia stata effettivamente impiegata per la costruzione del futuristico polo tecnologico e della ricerca.

Per analizzare i documenti contabili, la procura si avvarrà anche di un consulente proprio e potrà comunque servirsi degli elementi forniti da chi vorrà usufruire del nuovo sportello di polizia giudiziaria all’interno del tribunale: una realtà specifica, diretta dal sostituto procuratore Canovai, e dedicata a pubblica amministrazione e corruzione.

“Non sappiamo ancora dove ci porteranno queste indagini – ripete Nicolosi – ma sappiamo che c’è una cattedrale nel deserto. E su quella – conclude – faremo chiarezza”.

G.G

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