5 Aprile 2016

“Dove tutto finisce”, venerdi la presentazione del libro del finanziere-scrittore Edoardo Marzocchi


Il capitano Ruggieri indaga su una realtà misteriosa, fatta di sacchi di contanti e debiti insanabili, di capannoni inaccessibili e false griffe, di sfruttatori e clandestini. Come Liu Xiaolong, che nella speranza di un futuro migliore vive e lavora giorno e notte agli ordini di un connazionale spregiudicato e violento. Sergio Pacini è invece un imprenditore di lungo corso, disilluso e ancora innamorato di una donna e di un tempo ormai lontani. Betty Bartolini e Attilio Gori, ricchi commercianti di abbigliamento, sembrano resistere alla crisi, così come Italo Bardazzi, proprietario del Caffè italiano, storico locale nel cuore cittadino. Tutti soli e inconsapevoli dell’incrociarsi delle loro storie e ignari di quale futuro li attenda, perché se la vita ha insegnato loro a non piangere sul passato, la crisi ha polverizzato anche il presente.
Con un linguaggio autentico e il ritmo incalzante dell’indagine, Edoardo Marzocchi racconta uno spaccato dell’Italia contemporanea che ha visto svanire i propri sogni, aprendo al tempo stesso uno squarcio su una comunità chiusa e silenziosa, intorno alla quale si creano leggende, paure e falsi miti. E lo fa con un romanzo forte, che arriva in profondità, che sorprende e non si dimentica.

Nella prefazione al libro, Sandro Veronesi scrive: «C’è grande ricchezza di dettagli nelle sue pagine, ci sono molte rivelazioni su “come vanno le cose” – soprattutto nel dettaglio misconosciuto della battaglia quotidiana tra chi difende disperatamente la legalità contro chi altrettanto disperatamente la viola; e di conseguenza c’è tanta verità, pur se diluita nell’invenzione romanzesca, come deve essere; e c’è pietà per tutti gli attori di questo dramma, che a tratti diventa tragedia, a tratti commedia e a tratti addirittura farsa; e, infine, c’è l’esatta nozione di come le cose abbiano smesso di finire a Prato – e di quanto questo, di Prato, significhi la fine. Un romanzo “locale”, dunque, stretto nell’abbraccio della globalizzazione che tanti distretti industriali d’Europa hanno ricevuto, tante comunità, prima ancora che si potesse capire quante sciagure era capace di portare con sé. I personaggi lottano tutti contro qualcosa che è molto più grande di loro, e così facendo si consacrano alla migliore tradizione romanzesca, quella nella quale, come dice Sartre, “chi perde vince”».