Due operai tessili di Prato disposti a farsi processare per buttar giù un legge del codice penale fascista che vietava di distribuire volantini sindacali: per questo Sergio Masi ed Enzo Catani erano stati messi in carcere, ma nel dicembre del 1955 decisero di rivolgersi al pretore di Prato. Quel pretore era Antonino Caponnetto al suo primo incarico: la sua fu l’ordinanza n. 1 rimessa alla Consulta e nel giro di 4 mesi, grazie a un’azione concordata, 30 pretori seguirono la sua strada.
Il caso fu discusso di fronte ai giudici costituzionali nell’udienza del 23 aprile 1956. E la sentenza, depositata a giugno, fu un primo colpo assestato al codice del Ventennio. Quei due operai, difesi tra l’altro da avvocati diventati giuristi di altissimo livello, come Vezio Crisafulli, Giuliano Vassalli e Massimo Saverio Giannini, sono quindi, in qualche modo, alla base di una storia, quella della Corte Costituzionale, lunga 60 anni.
A ricordare l’episodio, nel corso di un dibattito organizzato a palazzo della Consulta per celebrare l’anniversario, è stato lo storico del diritto, Maurizio Fioravanti. Il suo è stato un excursus attraverso le tappe più importanti che hanno segnato l’attività della Corte e con essa la vita degli italiani. Proprio su questo tema, infatti, ruotava l’incontro che non ha voluto essere un convegno di studi o per addetti ai lavori, ma un’occasione per ‘agganciare’ il mondo esterno. Quel mondo esterno, fatto di cittadini, su cui le decisioni della Corte hanno un impatto costante, garantendo nuovi diritti e spesso anticipando la politica.
Accanto a Giuliano Amato, oggi giudice costituzionale, ieri politico, ministro, capo del governo, hanno preso la parola la presidente della Rai, Monica Maggioni, i direttori di Repubblica, Mario Calabresi, del Corriere della Sera, Luciano Fontana e del Mattino, Alessandro Barbano; molti altri giornalisti erano seduti in sala, segno di una Corte che, tradizionalmente e, per molti aspetti, doverosamente ‘riservata’, sente ora la necessità di aprirsi all’esterno anche nel rapporto con la stampa, ponte verso l’opinione pubblica.
In questo sessantennio di attività, la Consulta ha abbattuto tanti muri, è cambiata con la società e ha contribuito al suo cambiamento. Quasi sempre senza che la società se ne rendesse pienamente conto. Nel 1961, quando gli fu sottoposta la questione dell’adulterio femminile, che allora era reato a differenza dell’adulterio del marito, dichiarò infondata la questione. “Un grande errore, forse il più grande”, ammette Amato. Ma pochi anni dopo, nel ’68, “prima che il movimento femminista si imponesse, dichiarò l’illegittimità di quella norma” affermando il principio che la famiglia si basa sull’uguaglianza di moglie e marito. Allo stesso modo la sentenza che stabilì la possibilità di abortire se è a rischio la salute della donna fu un tassello importante per arrivare alla legge sull’aborto. Sono degli ultimi anni le sentenze sulla fecondazione assistita; e altro terreno di grande attualità sono le decisione prese per garantire i diritti delle persone immigrate di fronte alle violazioni.