18 Maggio 2016

Investì 19enne in via Valentini, chiesti 3 anni per omicidio colposo e omissione di soccorso


Tre anni di reclusione per omicidio colposo e omissione di soccorso. È la pena chiesta dai sostituti procuratori Antonio Sangermano e Lorenzo Gestri per il 29 enne marocchino che il 3 gennaio 2015 in via Valentini investì e uccise Giancarlo Ravidà, 19 anni. L’automobilista, a processo con rito abbreviato, si costituì oltre 40 ore dopo l’incidente, dopo che la polizia municipale aveva diffuso le immagini dell’impatto invitando eventuali testimoni a farsi avanti. Per alcune ore, prima dell’acquisizione del filmato, si era pensato ad un’aggressione a scopo di rapina. Dopo l’investimento, l’automobilista spostò la macchina 40 metri più avanti, si avvicinò a piedi al luogo dell’incidente, dove nel frattempo erano sopraggiunti i soccorsi, ma non si fece avanti. Al contrario, tornò ad allontanare ancora un po’ il proprio veicolo e a spegnere i fari. Un comportamento che secondo l’accusa denota la volontà di sfuggire alle proprie responsabilità e configura il reato di omissione di soccorso.

Di parere diverso l’avvocato difensore del 29enne, Leonardo Pugi, che ha chiesto l’assoluzione per entrambi i capi di accusa e ha sostenuto che il suo assistito è tornato indietro per sincerarsi delle condizioni del pedone investito, ha visto che l’ambulanza era già arrivata e non ha avuto il coraggio di collaborare fin da subito con la polizia municipale che stava cercando di capire che cosa fosse accaduto.

Quanto alla dinamica dell’incidente, dall’analisi dei filmati e dal lavoro dei periti, è stato appurato che l’auto procedeva a circa 40 chilometri orari; nel video, dall’accendersi delle luci di stop, si percepisce la frenata poco prima dell’impatto. I periti hanno calcolato in 1,8 secondi il tempo di reazione dell’automobilista rispetto al momento in cui nel suo campo visivo – a 25 metri di distanza – compare il pedone che attraversa la strada, una decina di metri fuori dalle strisce.
Secondo la giurisprudenza, il tempo medio di reazione di un automobilista ad un pericolo è fissato attorno ad 1,2-1,4 secondi.
Secondo la difesa, una reazione più pronta non avrebbe comunque evitato l’impatto anche perchè il 19enne ha fatto un passo indietro poco prima di essere investito. Diversa la ricostruzione dell’accusa e della parte civile, sostenuta dall’avvocato Luca Brachi, che ha sottolineato come l’auto viaggiasse sul lato sinistro della carreggiata e non abbia minimamente accennato ad un cambio di direzione. Con queste premesse – si spiega – l’impatto sarebbe stato inevitabile anche se Giancarlo Ravidà non avesse tentato all’ultimo momento di fare un passo indietro.

Al processo erano presenti anche i genitori e la sorella della vittima, che subito dopo la tragedia hanno scelto di donare gli organi di Giancarlo. Proprio nei prossimi giorni l’Aido della Puglia, di cui il giovane era originario, intitolerà alla memoria di Giancarlo Ravidà la propria sezione regionale. “Desideriamo ringraziare i sostituti procuratori Gestri e Sangermano per le loro parole al processo” – dicono i genitori, che rivolgono un ringraziamento anche alle due ragazze, Martina Mazzetti e Tuna Sechi, che pochi minuti dopo i fatti hanno chiamato i soccorsi e avvisato la famiglia. La sentenza del giudice Pallini è attesa per venerdi.

Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
rudy
rudy
7 anni fa

No 3 anni ma 30 anni sarebbero giusti