Picchiate, violentate, minacciate, private persino del sostegno economico per sopravvivere. Sono 450 le donne a Prato che nel 2015 hanno chiesto aiuto al Centro La Nara, al Consultorio e al Codice Rosa del Pronto Soccorso: un numero che supera quattro volte la media nazionale, grazie anche a un alto tasso di emersione che negli anni si è consolidato e rafforzato.
Si tratta di vittime di ogni età ed estrazione sociale: professioniste, casalinghe e laureate, nel 70% dei casi italiane ma, in sintesi, donne normali.
Una ricerca sperimentale condotta dai tre punti della rete anti-violenza (e presentata questa mattina in Provincia) cerca, per la prima volta, di mettere in rete i dati per offrire una risposta ancora più efficace a chi decide di ribellarsi all’orco. In circa 3 episodi su 4, l’aggressore viene individuato tra le mura di casa, nel partner o nell’ex. Solo nell’1% dei casi a rendere la vita impossibile è uno sconosciuto.
“Sono molte le richieste di aiuto che abbiamo registrato ma il numero di emersione è altrettanto significativo – rimarca Daniela Bagattini, curatrice della ricerca – perché se guardiamo le stime dell’Istat vediamo che a Prato le donne che hanno subito violenza dal partner o dall’ex in un anno sono 987. Questo ci dice che la rete funziona, che le donne trovano effettivo supporto nei servizi territoriali”.
Maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali e stalking i reati per cui si procede più spesso a livello penale. Almeno per coloro che, pur chiedendo supporto, riescono poi a trovare la forza di denunciare.
“Sono molte le persone, tra quelle che abbiamo monitorato, che non hanno particolari precedenti con la legge – fa notare Roberto Platania della Polizia Municipale presso la Procura della Repubblica -. Sono persone che però non si rassegnano a questa separazione, che sviluppano atteggiamenti ossessivi che finiscono per sfociare in atteggiamenti di ritorsione o in condotte persecutorie pesanti”.
“Bisogna insistere su questo sistema della rete tra istituzioni e associazioni – conclude il consigliere regionale Nicola Ciolini – e lavorare anche dal punto di vista formativo, di sensibilizzazione nei confronti dei ragazzi. Anche i bambini sono molto spesso vittime di queste violenze, in forma diretta o indiretta, ed è stato riconosciuto che molte volte, in età adulta, sono proprio coloro che hanno subito violenza a commetterla a loro volta. Dobbiamo arrestare questa catena del dolore”.
Si manifesta sempre più la debolezza del sesso maschile,è una cosa evidente,l’uomo da solo non sa vivere.Però vorrei dire anche qualcosa anche ai giudici di rivedere qualche sentenza a discapito degli uomini specialmente sulle separazioni e figli.