17 Giugno 2016

Popolare Vicenza, nel mirino della Bce la via preferenziale concessa ai soci “top” nel riacquisto di azioni della Banca: indaga anche la Procura di Prato


Da una parte si tentava di convincere con ogni mezzo i piccoli risparmiatori a comprare azioni dal valore artefatto. Dall’altra si concedevano a soci “top” garanzie sulla restituzione delle quote, senza rispettare l’ordine con cui arrivavano le richieste da parte degli altri soci. È il meccanismo con cui sono stati portati avanti i due aumenti di capitale 2013 e 2014 della Banca Popolare di Vicenza, secondo quanto emerge dalla relazione dell’ispezione della Banca centrale europea, i cui contenuti sono stati pubblicati stamani dal quotidiano Repubblica.

Gli ispettori della Bce hanno riscontrato ben 58 mila profili di rischio di azionisti non conformi alle normative Mifid, per la metà nuovi sottoscrittori di azioni, che aderirono all’aumento di capitale della Popolare di Vicenza e che oggi hanno perso, al pari degli altri soci, tutti i loro investimenti.
Nel documento sono passate in rassegna le numerose anomalie che hanno portato diverse procure italiane a contestare ipotesi di reato agli ex manager: ostacolo alla vigilanza, falso in bilancio, aggiotaggio. La Bce segnala il valore dei titoli che è stato autodeterminato dalla Popolare e nel corso degli anni “gonfiato”, con tanto di perizie affidate dal 2011 a un consulente esterno. Tra i rilievi, le modalità con cui venivano compilati i profili di attitudine al rischio da parte dei risparmiatori chiamati ad acquistare azioni della Banca e anche i criteri utilizzati per restituire i soldi a coloro – sempre più numerosi – che volevano rivendere pacchetti di quote alla stessa BpVi.
A gennaio 2013 queste richieste valevano 52,5 milioni ed erano evase in circa un mese. Ma alla fine dello stesso anno è stato calcolato che in media occorrevano oltre 300 giorni per riavere i propri soldi.
La Banca non si sarebbe comportata con tutti allo stesso modo: l’ispezione ha appurato che anche quando ha riacquistato, la Bpvi non ha rispettato l’ordine della priorità temporale, ma ha garantito un canale preferenziale ad alcuni soci, che in certi casi all’atto dell’acquisto di importanti pacchetti azionari avevano ricevuto la garanzia di ricompera da parte della banca stessa per importi pari a quelli del capitale investito o addirittura assicurando un minimo rendimento.

Così 10 “clienti top” – riferisce Repubblica citando il documento della Bce – avevano ricevuto assicurazioni per un controvalore di 38 milioni, e altre 52 posizioni risultavano “tutelate” per oltre 182 milioni. Tra gennaio 2014 e febbraio 2015, “almeno 200 ordini sono stati evasi con una priorità che non ha seguito la normale procedura per un controvalore di 21,8 milioni di euro”.
Su questa via preferenziale legata al riacquisto di azioni da parte della Banca sta facendo i dovuti accertamenti anche la Procura di Prato, che ha indagato 16 dipendenti della Popolare di Vicenza per il reato di estorsione. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i metodi utilizzati per spingere piccoli imprenditori a comprare le azioni della Banca, pena la revoca o la mancata concessione degli affidamenti.
Nelle ultime settimane alla guardia di Finanza sono arrivate altre denunce da parte di imprenditori e risparmiatori traditi. Secondo una stima della Camera di Commercio, in pochi mesi enti, aziende e famiglie pratesi hanno perso 121 milioni di euro dall’azzeramento del valore delle azioni della Banca.

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