Vedovo e padre diventa sacerdote. Il missionario Armando Zappa ordinato in Perù dopo la morte della moglie Marta


«Alzate lo sguardo, avrete un’altra visione. Se hai un sogno e desideri viverlo: prova!». Così ci disse due anni fa Armando Zappa, prima di ripartire per il Perù nelle missioni dell’Operazione Mato Grosso. La moglie Marta Ferraboschi era scomparsa pochi mesi prima per una grave malattia e Armando aveva deciso di tornare in America Latina per continuare il proprio impegno missionario. E così, tenendo fede a quelle parole, il suo sguardo è andato lontano e adesso, a 61 anni, la sua vita è pronta per una nuova fase.

Ieri, sabato, 25 giugno, è stato ordinato diacono nella città peruviana di Chimbote, la stessa che lo accoglierà come prossimo parroco. Sì, perché a dicembre Armando diventerà prete. Vedovo e padre, ha una figlia di 23 anni che si chiama Anna, il missionario ha scelto per sé e per gli altri la strada del sacerdozio per continuare il proprio servizio a fianco degli ultimi in Perù. Non deve stupire questa cosa: un uomo sposato con figli, rimasto vedovo, dunque tornato celibe perché «liberato» dal vincolo matrimoniale, secondo il diritto canonico può scegliere la via del sacerdozio. In questa decisione gli è stato vicino padre Ugo De Censi, il fondatore dell’Operazione Mato Grosso, che ha visto in lui questa possibilità e l’ha guidato e sorretto nel cammino.

All’ordinazione diaconale era presente la famiglia di Tommaso Tasselli e Caterina Paoli, partiti pochi giorni fa per una esperienza missionaria in Perù. Mentre qui a Prato ci sono alcuni gruppi missionari che sostengono le attività dell’Omg e in particolare quelle dei coniugi Zappa, impegnati per molti anni per i ragazzi più poveri. A Tomanga, in Bolivia, ebbero l’intuizione di aprire una scuola di archeologia, pensata per dare nuove opportunità di lavoro per i giovani.

 

 

Ad ordinare il neo diaconato e a consacrarlo presbitero sarà mons. Ivo Baldi, vescovo di Huarì, originario di Città di Castello, molto legato a mons. Pietro Fiordelli.
In questi giorni tra gli amici dell’Operazione sta «girando» una lettera scritta da Armando, nella quale sono scritte le emozioni, e le preoccupazioni, al pensiero del nuovo impegno al quale sarà chiamato: quello di sacerdote e di parroco di una comunità di 50mila persone. «La maggioranza delle quali – si legge nella lettera – vive in baracche». «So bene che le parole non serviranno a molto, anche perché molte volte le parole dividono invece di unire – scrive Armando –, l’unica arma sarà la carità, il perdere, il voler bene».

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