5 Luglio 2016

Pian della Rasa, da 80 anni il Rifugio degli escursionisti pratesi VIDEO


Erano gli anni Quaranta, la guerra era appena terminata quando un giovane alpinista pratese diretto alla Rasa si trovò a passare da Cantagallo. L’escursionista incontrò un vecchio, che si aggirava nel paese ridotto a macerie dopo i bombardamenti, ed espresse tutta la propria amarezza per la terribile situazione. L’anziano alzò le spalle e disse: «Guardi che per noi gli è stata più dannosa la morte di’ Pacini che le mine de’ Tedeschi».

 

(Nella foto il cavaliere Luigi Pacini)

Conosciuto come «l’ingegnere» o il «Cavaliere», Luigi Pacini è stato molto di più di un comune benefattore per le popolazioni dell’alta valle del Bisenzio e della Limentra. Fu lui il promotore della strada Luicciana-Cantagallo e l’ideatore della viabilità per Luogomano e di tante vie nei boschi per raggiungere case sparse e cannicciaie. Costruì fonti (fonte Rebbi e fonte Santa) e mise a disposizione di tutti una macchina per pestare le castagne e una piccola trebbiatrice per il grano. Ma, tra le varie opere di bene compiute a favore della comunità, oggi lo ricordiamo per la donazione al Cai di Prato di un terreno chiamato Pian della Rasa, un pianoro panoramico dove, da 80 anni, sorge il rifugio intitolato proprio al cavaliere Luigi Pacini. Era il 5 luglio 1936 quando il Club Alpino Italiano sezione di Prato inaugurò la struttura, costruita dopo cinque anni di lavori con il concorso di tantissimi valligiani e pratesi amanti della montagna.

 

 

Domenica scorsa, 3 luglio, la ricorrenza è stata ricordata con una festa animata dalla banda di Luicciana – presenziò anche 80 anni fa all’inaugurazione – e con la celebrazione della messa presieduta dal vicario, mons. Nedo Mannucci. Ma gli anniversari non finiscono qui. Quest’anno si ricordano anche i 70 anni dalla morte di Pacini: come detto all’inizio, il Cavaliere scomparve all’indomani della fine della seconda guerra mondiale. Inoltre, nel 2016 cadono anche i 180 anni dalla nascita e i 130 anni dalla morte del fondatore del Cai di Prato, Emilio Bertini.

Oggi il rifugio è ancora meta prediletta di escursionisti e di coloro che cercano un po’ di fresco nelle nostre valli. La struttura, realizzata in pietra locale, ha il tetto spiovente tipico degli edifici alpini, e le finestre con le persiane verniciate di bianco-rosso, i colori che da sempre contraddistinguono il Cai.

 

(5 luglio 1936, il giorno dell’inaugurazione del Rifugio)

Amato da soci e camminatori della domenica, La Rasa è stato negli anni anche croce e delizia per la sezione pratese del Club Alpino. Fu a causa di un infortunio, avvenuto a metà anni Ottanta nei pressi del rifugio, che la vittima dell’incidente, un uomo caduto in una botola lasciata inavvertitamente aperta, chiese e ottenne un risarcimento milionario all’associazione accordatogli dal giudice nel 2001. Fu un colpo terribile per un ente senza fini di lucro che si sostiene solo con i soldi del tesseramento. Ma la scorza del Cai e dei suoi associati è dura e a forza di risparmi e iniziative siamo arrivati quasi alla fine del pagamento del mutuo acceso per reperire quanto dovuto.

Tre anni fa la gestione del «Pacini» diventò esterna e fu affidata a Zia Caterina, cuoca e capofila di un gruppo di persone addette alla ristorazione e all’accoglienza. Nel periodo estivo, fino a settembre inoltrato, il rifugio è aperto tutti i giorni. Chi volesse fermarsi a pranzo, a cena o per il pernottamento può chiamare Massimo (349-8057163) o Elisabetta (348-2534060).

E per i viandanti abituati alla vita spartana ed essenziale dei boschi, c’è sempre la possibilità di fermarsi nel ricovero sempre aperto, dotato di una cucina economica e di un paio di letti a castello.

 

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