1 Settembre 2016

Bancarotta e riciclaggio fraudolento: l’inchiesta della Dia tocca anche Prato


Svuotavano le imprese in difficoltà economica, trasferendo i debiti all’estero in società bulgare create appositamente, e facendo sparire invece i beni
aziendali in modo che i creditori non potessero utilizzarli per soddisfarsi. Il tutto alla luce del sole. Era un servizio “chiavi in mano” quello che secondo la Dia di Genova e la procura della Repubblica di Piacenza era stato messo in piedi da alcuni professionisti che sono stati arrestati nella notte nell’operazione condotta dalla Dia ligure tra La Spezia e Piacenza. Otto ordinanze cautelari e 14 denunce a piede libero, tra cui quella a due curatori fallimentari sospesi per sei mesi dall’esercizio della professione, appartenenti, a vario titolo, ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Inoltre sono stati eseguiti sequestri preventivi di numerose società e beni aziendali, conti correnti bancari, fabbricati, beni immobili e mobili registrati, tutti illecitamente
accumulati – secondo gli inquirenti – situati nelle province di La Spezia, Massa Carrara, Milano, Piacenza, Prato, Lodi e Siena, per un valore stimato in oltre 150 milioni di euro, tutti riconducibili al gruppo industriale piacentino “Dorini” (nell’inchiesta sono coinvolti alcuni esponenti della famiglia), operante nel settore della vendita e assistenza post-vendita di veicoli commerciali Volvo, con ramificazioni in quello immobiliare. “Siamo arrivati in tempo prima che l’operazione di trasferimento all’estero venisse conclusa – affermano in procura a Piacenza – In questo casi, tra i creditori, c’era anche l’erario che rischiava di perdere un ingente credito verso la società in questione”.

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