9 Settembre 2016

Tragedia via Ciulli, chiesti 2 anni di pena per Frasconi e Caldini: “Non è stata colpa della natura: sottovalutazione clamorosa del rischio idraulico”


Due anni per omicidio colposo plurimo per la morte delle tre donne cinesi annegate nel sottopasso di via Ciulli, la notte del 5 ottobre 2010: è la pena chiesta per Lorenzo Frasconi, all’epoca dirigente del servizio mobilità del Comune, e per Stefano Caldini, direttore dei lavori per la costruzione del tunnel. Al termine della lunga requisitoria, il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha invece chiesto il proscioglimento per Sandro Gensini, direttore di Asm, e per il dipendente di Trenitalia Paolo Berti. Nella sua requisitoria, il magistrato ha sottolineato le carenze progettuali del sottopasso realizzato tra il 1991 e il 1993, per sostituire il passaggio a livello preesistente. Un’opera, oggetto di una convenzione tra Ferrovie dello Stato e Comune, che ha comportato lo spostamento del torrente Vella, effettuato – ha sottolineato il pm Gestri – senza aver chiesto l’autorizzazione al Genio civile e senza alcun tipo di verifica del rischio idraulico.
“Non si é adempiuto per mancanza e negligenza ad atti richiesti dalla legge, necessari per motivi precauzionali – ha detto Gestri -. E non mi si venga a dire che si è trattato di un evento eccezionale: da quando il sottopasso è stato aperto, in 20 anni, ci sono stati cinque allagamenti, di cui tre prima del 2010. Questa tragedia non é colpa della natura, ma di una sottovalutazione clamorosa, in sede progettuale, del rischio idraulico che quell’opera andava a creare nella zona circostante”. Gestri ha poi citato gli esiti delle perizie: il tunnel é stato riempito in appena otto minuti. A causarne l’allagamento, per il 70 per cento, le acque fuoriuscite dall’esondazione del torrente Vella, in gran parte tombato, ma che in quel tratto scorre a cielo aperto. “Un vero e proprio corso d’acqua pubblica secondo la legge, e non un semplice componente del sistema fognario cittadino” ha rimarcato il pubblico ministero, e come tale soggetto al nulla osta del Genio civile.

Se a Caldini vengono contestate le carenze progettuali, all’ingegner Frasconi, figura di garanzia per il Comune, vengono contestate le omissioni per quanto riguarda la vigilanza sulla realizzazione dell’opera. In base alla convenzione stipulata tra Fs e l’allora amministrazione Martini, all’atto della consegna dei lavori, infatti il Comune avrebbe dovuto segnalare, prima di prendere in carico la gestione del tunnel, eventuali difetti o manchevolezze nell’opera, oltre alla necessità di rettifiche di atti. “Frasconi fu delegato per il Comune a seguire il sottopasso di via Ciulli fin dall’inizio, a lui vengono consegnate le chiavi dell’opera nel 1993 ed era lui il dirigente responsabile della protezione civile – ha incalzato il pM Gestri -. Aveva piena consapevolezza del rischio idraulico di quell’area, conosceva la natura del torrente Vella. Ma non emerge nessun documento e nessuna prova da cui si possa inferire un minimo di rilevo, di constatazione dell’assenza di ciò che le Ferrovie dello Stato avrebbero dovuto fare per spostare a regola d’arte e regimare il torrente Vella”.
Gestri ha definito la morte delle tre donne nel sottopasso di via Ciulli una “tragedia tristemente annunciata”. “Assistere a tre allagamenti senza fare alcun intervento riparatore e senza fare alcuna segnalazione, non vuol dire vigilare: vuol dire attendere una tragedia annunciata” ha affermato Gestri, che ha chiesto il proscioglimento di Berti “per non aver commesso il fatto” e di Gensini, perché “il fatto non sussiste”. Il primo, all’epoca capo dell’ufficio potenziamento e sviluppo di Fs, per effetto del suo ruolo non si sarebbe dovuto occupare in prima persona del progetto, mentre per Gensini, il pubblico ministero ha ritenuto che anche senza le carenze riscontrate nella manutenzione del tunnel – di competenza di Asm – le pompe idrovore non sarebbero comunque state in grado di pompare all’esterno la gran quantità di acqua riversatasi nel sottopasso per effetto dell’esondazione del Vella.

Il processo è stato aggiornato al 26 settembre, quando prenderanno la parola le parti civili e gli avvocati difensori. Dopo sei anni dalla tragedia, si avvicina la sentenza del processo di primo grado.

Dario Zona

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