14 Settembre 2016

Violenze mostruose ed atti di coprofagia nei confronti dei figli minori: il pm chiede maxi-condanna per il presunto babbo orco


É accusato di aver maltrattato i figli minori compiendo atti orripilanti: molestie sessuali nei confronti della figlia di sei anni, costretta a subire e compiere palpeggiamenti nelle parti intime, ma anche atti di coprofagia. Il presunto orco è una guardia giurata pratese che avrebbe gettato urina e feci addosso ai figli – oltre alla bimba, c’è anche un bambino di otto anni. Entrambi i minori, in un’altra circostanza, sarebbero stati tenuti a forza dal padre con il volto sott’acqua e costretti a lunghe apnee, in una sorta di punizione folle e sadica. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra luglio e novembre 2014: l’imputato è a processo con rito abbreviato e il sostituto procuratore Antono Sangermano ha chiesto per lui una condanna a sei anni e dieci mesi di reclusione. Nella sua requisitoria, il magistrato ha sottolineato i precedenti dell’uomo, già arrestato e poi condannato in via definitiva a un anno e dieci mesi per i maltrattamenti al primo figlio, che adesso è maggiorenne. L’imputato, nel giugno 2013 era stato autorizzato a frequentare gli altri due figli minori al di fuori dello spazio protetto con gli assistenti sociali. A denunciare le nuove violenze è stata la madre dei bambini che nel frattempo si era separata. I piccoli sono stati ascoltati sia nella fasi delle indagini preliminari dal nucleo investigativo dei carabinieri, confermando le accuse contenute negli esposti della madre, sia durante l’incidente probatorio alla presenza dei periti, fra cui lo psicologo nominato dal giudice. In quest’ultima circostanza la piccola avrebbe pronunciato soltanto poche parole per poi chiudersi in un silenzio spettrale, mentre il bambino avrebbe nuovamente confermato i terribili episodi di violenza subiti. 

L’uomo – al quale è stato revocato il porto d’armi – ha negato ogni addebito, accusando l’ex moglie di aver indotto i figli a calunniarlo, e tirando in ballo anche il figlio più grande, anch’egli ritenuto complice di un complotto. Nella sua requisitoria, durata oltre tre ore, il sostituto procuratore Sangermano ha respinto questa ipotesi, affermando che se davvero la madre dei bambini avesse instillato in loro l’idea di essere stati vittime di tali brutalità da parte del padre, la donna avrebbe potuto essere paragonata ad una moderna Medea, disposta – per pene d’amore – se non a uccidere i figli, quanto meno a condannarli ad un trauma perenne. Nella prossima udienza parlerà l’avvocato difensore dell’uomo.

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