10 Ottobre 2016

Il sindaco Biffoni in Tribunale per chiedere il dissequestro del sottopasso di via Ciulli


Il sindaco Matteo Biffoni è intervenuto stamani in Tribunale – assieme all’avvocato Paola Tognini del Comune di Prato – per chiedere al giudice il dissequestro del sottopasso di via Ciulli, sigillato da sei anni, dopo che l’esondazione del torrente Vella provocò l’allagamento del tunnel e la morte di tre donne cinesi. Una prima istanza di dissequestro è già stata rigetatta dal Tribunale: il Comune ha presentato ricorso e adesso sarà il collegio presieduto dal giudice De Luca a doversi esprimere.
“Mi sono permesso di sottolineare il valore sociale e politico che il sottopasso assume per la viabilità intorno all’ospedale e per gli abitanti di Narnali, San Paolo e Galciana – afferma il sindaco Biffoni -. Non è una nostra fissazione: più di una volta i cittadini ci hanno segnalato che la riapertura del tunnel porterebbe grande respiro alla viabilità della zona e alle aziende dell’area industriale vicino al tunnel”.

Congiuntamente all’istanza, l’amministrazione comunale si è impegnata a realizzare opere per ridurre il rischio idraulico nella zona e ha chiesto al Tribunale di subordinare il dissequestro all’esecuzione dei lavori o ad altre prescrizioni. Allegato all’atto del Comune c’è il progetto preliminare di messa in sicurezza, redatto dall’ingegner Renzo Bessi, lo stesso perito nominato dal Tribunale nel processo per la morte delle tre donne annegate nel sottopasso. Tra gli interventi previsti – per una spesa complessiva di circa 140 mila euro – ci sono la realizzazione di alcuni dossi e di un muro di contenimento lungo via Ciulli e via Scarlatti, l’installazione di un pluviometro collegato con il sistema di allarme, il funzionamento di sbarre e semafori e l’intervento della protezione civile in casi di allerta meteo. Sistemi di difesa attivi e passivi che secondo il progettista consentirebbero di raggiungere la sicurezza che il sottopasso non si allaghi più per eventi meteorici compresi tra dieci e venti anni, a fronte della vulnerabilità attuale, stimata in soli due anni.
Tempi di ritorno più lunghi, fino a 200 anni, si potrebbero ottenere con la seconda fase di messa in sicurezza individuata dall’ingegner Bessi, che prevede la regimazione del Vella e la realizzazione di una cassa di espansione nella zona di via della Pace. Un’opera assai più costosa, circa 1,5 milioni di euro e per la quale sarebbero necessari anni tra espropri, autorizzazioni da parte di vari enti e reperimento dei fondi.

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Rudy
7 anni fa

i Casini che ci sono in italia non esistono nelle altre nazioni

operaio pratese
operaio pratese
7 anni fa

qui ci vuole solo Mosè che apre le acque della vella che è stata strozzata durante la costruzione dell’ospedale nuovo e che quando piove il sottopasso fa da camera di espansione dell’acqua. Ci sono dei video su you tube che fanno capire molto bene il problema.