15 Dicembre 2016

Tragedia sottopasso via Ciulli, condanna in primo grado per Frasconi e Caldini


A sei anni di distanza dalla tragedia del sottopasso di via Ciulli, in cui persero la vita tre donne cinesi, arriva la sentenza di primo grado. L’ingegner Lorenzo Frasconi, all’epoca dei fatti dirigente del servizio Mobilità del Comune di Prato, e Stefano Caldini, direttore dei lavori del sottopasso, sono stati condannati rispettivamente a due anni e ad un anno e otto mesi, con sospensione della pena. Per Caldini la condanna inflitta dal giudice è inferiore di due mesi rispetto alla richiesta del pm. L’accusa per entrambi è di omicidio colposo plurimo. Frasconi e Caldini sono stati condannati anche al risarcimento danni da definirsi in sede civile.
Assolti, invece, Sandro Gensini, direttore generale di Asm, e il dipendente di Trenitalia Paolo Berti, per il quale lo stesso pubblico ministero Lorenzo Gestri aveva chiesto l’assoluzione. Il giudice D’Addario ha disposto che il sottopasso rimanga sotto sequestro fino alla sentenza definitiva.
Gli avvocati difensori hanno preannunciato ricorso in appello. Si chiude così, in primo grado, un processo particolarmente complesso che ha richiesto tre anni di indagini preliminari e tre anni tra udienza preliminare e dibattimento, con cambio di pubblico ministero e di giudice, diverse perizie e posizioni che sono state stralciate nel corso del tempo. Secondo il procuratore capo Giuseppe Nicolosi l’epilogo conferma le valutazioni della Procura sui profili di colpa e le ragioni che hanno determinato il sequestro preventivo del sottopasso.
Sul processo potrebbe però incombere la prescrizione: se non dovesse essere conteggiata un’aggravante, il termine scatterebbe a 7 anni e mezzo dai fatti, ovvero ad aprile 2018. Per celebrare il processo di appello e arrivare al giudizio definitivo della Cassazione, in questo caso, resterebbero soltanto un anno e 4 mesi.

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