Un’agente di polizia municipale di Prato è a processo per abuso d’ufficio con l’accusa di aver tentato di cancellare una multa di 80 euro al padre. I fatti risalgono all’estate del 2011 e oggi si è tenuta un’udienza nel corso della quale sono stati sentiti i testimoni dell’accusa, i colleghi della donna che hanno effettuato le indagini.
Secondo quanto ricostruito in aula, il verbale fu elevato il 28 giugno 2011 e come in altri casi è scattata la procedura per la notifica, seguita dalla polizia municipale e da Sori che si occupa di inviare le contestazioni a casa. Fu proprio quest’ultima, dopo una prima notifica non andata a buon fine perchè il multato nel frattempo si era trasferito, a notare l’anomalia e a segnalarla alla polizia municipale: al momento di ricercare nei sistemi informatici la pratica per effettuare una seconda notifica, il verbale risultava infatti cancellato.
Gli accertamenti dei colleghi dell’indagata hanno portato a verificare che la cancellazione della multa era stata effettuata il 1 agosto 2011, con accesso al sistema informatico tramite il login e la password della vigilessa, che quel giorno era in servizio. Ma la multa fu poi regolarmente pagata oltre un mese dopo, il 16 settembre e anche i 15 euro per le spese di notifica furono versati con un secondo bollettino postale il 20 settembre.
Nell’udienza di oggi, l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Sottosanti, e la difesa da parte dell’avvocato Eugenio Zaffina hanno approfondito le modalità di gestione del sistema informatico, dando una diversa interpretazione del pagamento. Il legale della donna ha avanzato la possibilità che la multa possa essere stata rinotificata nonostante la cancellazione del verbale. Secondo un testimone dell’accusa, invece, sarebbe stata l’indagata, vistasi scoperta e al corrente del numero di verbale e dell’importo della multa, a potersi attivare per il pagamento. Il processo è stato rinviato per l’audizione di altri testimoni.
