In due anni e mezzo il Progetto Lavoro Sicuro della Regione ha consentito di controllare 7946 aziende cinesi a Prato, Firenze, Empoli e Pistoia. Il 60,5% è risultato irregolare, il 39,5% in regola e 849 aziende non erano più attive. A Prato il dato delle irregolarità è peggiore della media: 71,4%.
I controlli dei 76 tecnici della prevenzione Asl assunti a tempo determinato hanno riguardato la conformità dei macchinari e degli impianti elettrici, la presenza di dormitori, abusi edilizi e bombole di gas nelle fabbriche. A Prato le infrazioni maggiori hanno riguardato macchinari (1584 contestazioni), impianti elettrici non a norma (1471) e dormitori abusivi (940). L’84% degli imprenditori cinesi si sono messi in regola ottemperando alle prescrizioni e pagando le sanzioni: nel complesso la Regione ha incassato dalle multe quasi 10 milioni di euro.
Il bilancio del progetto è stato presentato oggi ai consiglieri comunali dal responsabile Renzo Berti, che ha illustrato anche la fase 2, che partirà dal 1 maggio con una campagna di comunicazione rivolta alla comunità cinese e che potrà far leva sul prolungamento dei contratti, fino al giugno 2018, degli ispettori assunti (costo a carico della Regione 2,7 milioni). A settembre 2017 sarà bandito il concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 76 tecnici della prevenzione. Sono previste migliaia di candidature: i contratti potranno essere stipulati dal 1 luglio 2018 per una spesa di oltre 3 milioni di euro annui a carico della Asl Toscana centro.
Nel complesso un altro milione di euro sarà necessario ogni anno considerando mediazione linguistica, noleggio auto, assegnazione di 12 unità di personale amministrativo alle Procure e 35 ragazzi del servizio civile.
L’obiettivo della giunta Rossi è passare dalla sicurezza alla legalità, estendendo le verifiche all’evasione economica e fiscale e alla regolarità dei rapporti di lavoro. Per farlo, occorreranno però accordi a livello ministeriale e una collaborazione più stretta di Agenzia delle Entrate e Direzione territoriale del lavoro.
La prima – ha ammesso Renzo Berti – “mette nel mirino imprese che hanno un gettito che giustifichi l’intervento”, mentre le imprese cinesi sono difficilmente aggredibili per via dell’alta volatilità e il ricorso a titolari prestanome.
La Direzione territoriale del lavoro di Prato sconta croniche carenze di personale: soltanto 303 volte gli ispettori della Dtl hanno accompagnato i tecnici Asl nei controlli a Prato, mentre il dato sale a 2728 affiancamenti se si considera l’intera area metropolitana.
L’obiettivo della Regione è quello di ridurre progressivamente il numero dei controlli annui: dai 3379 (picco massimo) del 2015 e rispetto ai 2442 previsti quest’anno, si scenderà ai 1280 del 2019 e ai 770 del 2020. La speranza, a quella data, è di aver vinto la sfida culturale promuovendo la sicurezza sui luoghi di lavoro e della legalità tra gli imprenditori cinesi. 770 controlli equivalgono al 10% delle aziende attualmente previste. “Si tratta comunque del doppio rispetto a quanto prevedono i livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario” ha spiegato Berti.
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