Non più il bisturi per eliminare i noduli alla tiroide, la cui distruzione viene effettuata con la termoablazione a radiofrequenza. Il trattamento alternativo è applicato dall’equipe dell’ospedale Santo Stefano di Prato.
La tecnica consiste nell’introduzione all’interno delle lesioni, sotto guida ecografica, di aghi che trasmettono onde a radiofrequenza. Le onde, a contatto con i tessuti, sviluppano calore e permettono di raggiungere risultati terapeutici soddisfacenti. Si provoca così la necrosi cellulare del tessuto, cioè la sua distruzione che consente la riduzione volumetrica della lesione.
Dall’inizio di marzo, all’ospedale pratese sono stati eseguiti sei trattamenti con termoablazione a radiofrequenza. I pazienti, dopo avere eseguito tutti gli esami diagnostici di preparazione ed essere stati valutati dagli specialisti, sono stati sottoposti a questo trattamento in anestesia locale e grazie alla scarsa invasività della metodica, sono potuti tornare a casa dopo due ore dalla fine dell’intervento senza nessuna cicatrice cutanea.
Le termoablazioni sono state eseguite dal dottor Francesco Feroci, specialista in chirurgia, dalla dottoressa Angela Coppola, specialista in medicina nucleare, coadiuvati dal professor Stefano Spiezia di Napoli, esperto internazionale in questo tipo di trattamenti.
I casi da trattare con la nuova tecnica
“Non tutti i pazienti possono eseguire questo tipo di trattamento – ha spiegato il dottor Feroci – solo alcuni sono candidati a questa nuova tecnica. La chirurgia resta la prima scelta terapeutica, ma esistono alcuni casi di neoplasie tiroidee, sia benigne che maligne, nelle quali la termoablazione può essere una valida alternativa terapeutica. Per la patologia nodulare benigna questa tecnica è indicata nei pazienti con gozzo nodulare che è causa di deviazione e compressione della trachea o dell’esofago e che presentano controindicazioni all’intervento chirurgico come per esempio i pazienti cardiopatici. E’ indicata anche nei pazienti che presentano gozzi voluminosi con deviazione della trachea e che non possono essere intubati. In questi casi la termoablazione riduce il volume della massa e conseguentemente l’effetto della compressione. Rispetto alla chirurgia tradizionale, questo tipo di tecnica è più tollerata, comporta minor dolore, può essere eseguita in day hospital e le proprie attività quotidiane possono essere riprese dopo 24-48 ore.”
“I pazienti candidati a questo tipo di metodica, nell’ambito delle lesioni maligne – ha aggiunto la dottoressa Angela Coppola – sono soprattutto quelli che sviluppano recidiva neoplastica a livello del collo, inoperabili o comunque non trattabili con altre strategie terapeutiche come la chemioterapia o quella radiometabolica. Un gruppo più ristretto è rappresentato poi dai pazienti che rifiutano l’intervento chirurgico o da quei casi di patologia nodulare che si accompagna ad ipertiroidismo, nei quali la termoablazione può essere proposta in alternativa ai trattamenti radiometabolici.”
I noduli alla tiroide sono tra le patologie endocrine più frequenti. Studi epidemiologici hanno riportato come la prevalenza di noduli clinicamente evidenti sia pari a circa il 5% della popolazione, percentuale che subisce un importante incremento in corso di studi ecografica, raggiungendo dei valori fino al 50 % dei soggetti esaminati.
Sono circa 5.000 i pazienti che annualmente vengono seguiti dalle strutture (mediche, specialistiche, ambulatoriali) all’Ospedale di Prato per la patologia tiroidea.
“La termoablazione con radiofrequenza – ha sottolineato il dottor Stefano Michelagnoli, direttore del dipartimento chirurgico dell’AUSL Toscana Centro – è una tecnica validata da oltre quindici anni di ricerca scientifica e rappresenta una novità della nostra Azienda Sanitaria. Infatti fino a poco tempo fa la tecnica era eseguita solo presso l’Azienda ospedaliero Universitaria di Pisa ed in pochi altri centri in Italia. Considerando le potenzialità della metodica, grazie all’impegno del direttore sanitario Roberto Biagini, del direttore dell’area chirurgica Sandro Giannessi, dei direttori di Chirurgia generale e oncologica; di medicina nucleare e otorinolaringoiatria di Prato, rispettivamente Marco Scatizzi e Antonio Castagnoli e Antonio Sarno, abbiamo deciso di investire sia in termini economici che in formazione per sviluppare questa nuova tecnica all’ospedale pratese”.
L’AUSL Toscana Centro ha stimato in circa 50 gli interventi di termoablazioni ogni anno che si aggiungono ai 150 interventi chirurgici tradizionali eseguiti annualmente dalla chirurgia generale e da otorinolaringoiatria del Santo Stefano.
Nella foto da sinistra: Francesco Feroci, Angela Coppola e Stefano Spiezia