21 Settembre 2017

Ex imprenditrice tormentata dalle fideiussioni ottiene la cancellazione del debito con le banche grazie alla legge “salva suicidi”


La sua azienda tessile era fallita alcuni anni fa, ma le banche avevano continuato a tempestarla di carte bollate e procedure esecutive per i debiti, 700 mila euro in tutto, contratti personalmente sotto forma di fideiussioni per ottenere credito e salvare la ditta, prima che sopravvenisse il fallimento.
L’ex imprenditrice, separata, con due figli a carico e gravata dal pignoramento del quinto dello stipendio, è riuscita ad estinguere il proprio debito grazie al primo accordo del debitore omologato dal Tribunale di Prato. In suo aiuto, è giunto un familiare che ha messo a disposizione dei creditori 35 mila euro, pari al 5 % del debito. La procedura di sovraindebitamento, possibile grazie alla legge salva-suicidi, è stata curata per l’imprenditrice dal commercialista Andrea Biancalani, dall’avvocato Diletta Collini e da Giovanni Pieri, professionista in qualità di organismo di composizione della crisi nominato dal Tribunale.

Il giudice ha valutato l’insostenibilità dei debiti (la donna non aveva beni di proprietà) e l’assenza di colpe della richiedente e ha rimesso la decisione ai debitori, ovvero alle banche, che si sono trovate di fronte alla scelta di ottenere subito 35 mila euro o continuare ad intentare azioni legali nei confronti di una persona che non aveva disponibilità economiche. Grazie alla maggioranza ottenuta (in questo caso occorre che almeno il 60% si esprima positivamente, e vale il silenzio assenso), l’ex imprenditrice ha potuto cominciare una nuova vita, libera da debiti.

Il commercialista Andrea Biancalani sottolinea la funzione sociale di questo istituto: “Purtroppo è ancora poco conosciuto e trova applicazione a macchie di leopardo nei Tribunali d’Italia, ma è uno strumento importantissimo. La procedura di sovraindebitamento concede infatti al debitore una seconda possibilità (freshstart) e di riacquistare un ruolo attivo nell’economia, senza restare schiacciato dal carico dell’indebitamento preesistente”.


Il caso dell’ex imprenditrice tessile è il primo accordo del debitore votato positivamente dalle banche e omologato a Prato. A giugno scorso il Tribunale accettò il piano di un consumatore, un altro canale previsto dalla legge sul sovraindebitamento, con cui le persone fisiche alle prese con mutui divenuti insormontabili per motivi oggettivi (come la perdita del posto di lavoro o l’insorgere di una malattia) possono stralciare i propri debiti. Terzo ed ultimo canale previsto dalla legge, è la liquidazione del patrimonio. Qualora l’accordo con il debitore non vada a buon fine (ad esempio causa mancanza della maggioranza del 60%), è possibile prevedere la liquidazione del patrimonio, assimilabile ad una procedura di fallimento. In tale caso però l’esdebitazione si ottiene, a determinate condizioni, solo dopo 4 anni.

La procedura è complessa e farraginosa, le verifiche dei professionisti devono ricostruire in maniera certosina la posizione economica del richiedente nei 5 anni precedenti, ma per famiglie o persone in grave difficoltà economica, esiste una possibilità. A Prato, avvocati e commercialisti hanno costituito un organismo di composizione della crisi, con sede presso il Tribunale di Prato, per offrire la propria professionalità, come previsto dalla legge 3 del 2012, a chi sia incorso nella disavventura di trovarsi con impegni economici troppo gravosi.

D.Z.