Sono state rinviate a giudizio per omicidio colposo due ginecologhe che seguirono le fasi del parto tragico, conclusosi con la morte della neonata, di una 44enne pratese alla prima gravidanza. L’episodio avvenne il 10 maggio 2015 all’ospedale Santo Stefano. Le indagini della Procura di Prato, dirette dal sostituto Laura Canovai, hanno portato ad escludere responsabilità di altre sette persone – infermieri, medici e ostetriche – che erano stati inizialmente iscritte nel registro degli indagati e la cui posizione è stata stralciata.
Una delle due ginecologhe dovrà rispondere anche di aver falsificato la cartella clinica dopo aver appreso della morte della neonata. Venuta a conoscenza del tragico epilogo, la dottoressa avrebbe avuto un mancamento e dal pronto soccorso si sarebbe attivata per modificare la cartella clinica informatizzata, attestando l’esistenza di battito fetale, quando invece,, una volta venuta alla luce, la neonata era già priva di vita a causa di una grave ipossia.
A sporgere denuncia ai carabinieri, poche ore dopo la tragedia, fu il padre della bambina, che riferì di non aver mai sentito il pianto della piccola quando è venuta alla luce. La moglie non aveva mai avuto problemi durante la gravidanza e soltanto dopo 13 ore di travaglio e vani tentativi di indurre il parto con la ventosa fu deciso di sottoporla a taglio cesareo d’urgenza, quando erano emersi i primi segni di sofferenza del feto. A niente servirono i tentativi di rianimazione post partum.
Nell’udienza di oggi, il gup ha citato l’azienda sanitaria come responsabile civile nel processo.