Riapre Casa Jacques Fesch, la struttura della Caritas che dà un tetto ai detenuti in permesso premio


Questa mattina la Casa Jacques Fesch per i carcerati è stata ufficialmente inaugurata dopo due mesi di ristrutturazione. Con il taglio del nastro e la benedizione del vescovo Franco Agostinelli, la struttura è pronta ad accogliere nuovi detenuti. Dedicata al criminale francese convertito in carcere, la casa è di proprietà della parrocchia di Narnali e si trova in via Pistoiese 515/c, accanto al vecchio chiesino.

La struttura è un tassello fondamentale del progetto della Caritas diocesana “Non solo carcere”, che ha come obiettivi l’accoglienza del detenuto, il suo reinserimento sociale e lavorativo e la sensibilizzazione della cittadinanza. La Casa è presente sul territorio dal 1990 ed ha avuto un utilizzo continuativo. La sua funzione nel tempo non è cambiata: accoglie i carcerati in permesso premio oppure a fine pena che non hanno un luogo in cui risiedere. Il progetto nacque con lo storico cappellano della Dogaia, don Leonardo Basilissi. I lavori di ristrutturazione, che non hanno comunque impedito l’utilizzo di Casa Jacques Fesch, sono stati possibili grazie al progetto «Non solo carcere» promosso dalla Caritas diocesana e che può contare sui contributi ottenuti grazie a un bando di Caritas nazionale.

 

 

“Il progetto più importante e significativo – afferma Rodolfo Giusti, responsabile del progetto “Non solo carcere” – riguarda l’inserimento lavorativo con tirocini formativi: per questo dobbiamo trovare le aziende che accolgono. Faremo un incontro nei prossimi giorni con Cna Toscana Centro, che fa parte del progetto “Non solo carcere”, e con i vari responsabili dei settori di Cna. Speriamo di trovare degli inserimenti a breve. Al progetto partecipa anche Estra, che ci ha dato la disponibilità ad accettare persone in tirocinio formativo”.

La casa è composta da due zone: una pensata per i detenuti con due camere da tre posti letto ciascuna e una cucina; l’altra è un piccolo appartamento con ingresso indipendente con due posti letto per l’accoglienza delle famiglie o dei detenuti il cui soggiorno è più duraturo.
Attualmente è don Enzo Pacini, cappellano del carcere della Dogaia, che si occupa delle “prenotazioni” dei detenuti per casa Jacques Fesch, conoscendo le situazioni dei carcerati e delle loro famiglie, mentre l’associazione don Renato Chiodaroli gestisce la casa con una decina di volontari a rotazione, servizio che svolge da circa un anno.

 

 

“In questo momento – spiega Elisabetta Nincheri, segretaria dell’associazione Don Renato Chiodaroli – abbiamo un ragazzo che ha terminato di scontare la pena, ma non sa dove andare e lo stiamo ospitando qui. La prossima settimana arriveranno 4 nuovi detenuti, uno per 12 giorni e un altro per una settimana, dipende dai permessi premio che ricevono dal carcere. Possono arrivare anche carcerati che hanno un permesso di 24 o 48 ore”.

“Io credo – dice il vescovo Franco Agostinelli – che questa sia un’opera degna di considerazione e di plauso per tutti coloro che ci hanno impiegato tempo, denaro e disponibilità: mi riferisco soprattutto alle associazioni di volontariato del territorio, a cui va la mia gratitudine. Casa Jacques Fesch può essere definita un’opera-segno che può essere uno stimolo per tutti coloro che devono in qualche modo rispondere a dei bisogni concreti e oggettivi”.

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