29 Settembre 2017

Truffa dei permessi di soggiorno, ai domiciliari anche un imprenditore agricolo pratese


Arresti domiciliari con braccialetto elettronico per un imprenditore agricolo pratese, incensurato, coinvolto nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa aggravata in concorso assieme ad un avvocato 45enne di Montecatini e ad una 45enne rumena, ex barista e titolare di agenzie di pratiche per il lavoro, anch’essi finiti ai domiciliari. Le indagini, condotte dai carabinieri di Montecatini Terme, hanno permesso di appurare che molti cittadini extracomunitari si rivolgevano al legale per consulenze relative all’ottenimento del permesso di soggiorno. L’avvocato rassicurava i clienti e organizzava gli incontri con la titolare dell’agenzia disbrigo pratiche, che veniva presentata come una persona “molto influente presso l’ufficio stranieri”.

Come funzionava la truffa

L’indagata si occupava di acquisire i documenti dei richiedenti e compilava le istanze da inviare on line al Ministero dell’Interno. Fondamentale il ruolo dell’imprenditore agricolo pratese, che tramite apposita dichiarazione si impegnava ad assumere 16 richiedenti (11 cinesi e 5 albanesi) come braccianti nella sua cooperativa agricola fornendo loro vitto e alloggio. Agli stessi stranieri era stato detto che avrebbero avuto un lavoro vero nei campi, anche se per i primi mesi non retribuito. Peccato che la ditta avesse un fatturato e un’attività pressochè nulla, e che la sede, dove avrebbero dovuto alloggiare i sedici braccianti, è in realtà l’abitazione dell’uomo, composta da appena tre stanze. A seguito di questi controlli patrimoniali, le domande di permesso di soggiorno, presentate alla Prefettura di Prato, sono state respinte. Ma nel frattemo l’avvocato aveva già riscosso dai cittadini stranieri il compenso, facendo credere loro che la semplice ricevuta della domanda presentata alla Prefettura costituisse un titolo sufficiente a stare in Italia in attesa del permesso di soggiorno che sarebbe sicuramente arrivato.

I “compensi” dei tre indagati

Per ciascuna pratica l’avvocato montecatinese intascava dai 3500 ai 4000 euro, parte dei quali erano girate ai due complici. Nel corso dei “colloqui di consulenza” con i cittadini stranieri, l’avvocato e la donna proponevano anche altre opzioni per ottenere con certezza permessi di soggiorno, per esempio attraverso matrimoni “combinati” con persone italiane reperite direttamente dallo studio legale per un prezzo di 5000 euro. Il tariffario era inferiore dai 2000 ai 2500 euro per l’ottenimento del permesso di soggiorno tramite iscrizioni all’università o l’apertura di partita Iva. Col passare del tempo, gli stranieri non ricevevano notizie né del posto di lavoro, né del permesso di soggiorno. Molti di loro hanno così sporto denuncia consentendo l’avvio delle indagini.

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