26 Ottobre 2017

Crocifissione del Bellini: la BpVi in liquidazione ricorre al Capo dello Stato contro il ritorno a Prato dell’opera


La Banca Popolare di Vicenza, in liquidazione coatta amministrativa, ha notificato stamani al Comune di Prato il ricorso straordinario al Capo dello Stato per ottenere la revoca del vincolo sul “Cristo Crocifisso in un cimitero ebraico” di Giovanni Bellini. L’istituto non si rassegna al ritorno delle opere in città e continua dunque la sua battaglia legale per poter disporre pienamente dei quadri e venderli al migliore offerente. Sul fronte giuridico il Comune di Prato si costituirà in giudizio depositando una memoria difensiva nell’interesse della città, proseguendo la battaglia legale degli Amici dei Musei, che hanno rilanciato la campagna promossa dal settimanale Toscana Oggi. Il sindaco Biffoni pone però la questione politica e definisce il ricorso di BpVi al Capo dello Stato  “un’imbarazzante e preoccupante continuità con la gestione Zonin”.

“Appellarsi addirittura al Capo dello Stato – prosegue Biffoni – significa tradire quel segnale di apertura vantato nei confronti della città di Prato mettendo a disposizione della città le opere provenienti dalla Galleria degli Alberti e continuare a percorrere la strada intrapresa dell’ex presidente Zonin. Come città faremo una battaglia culturale in tutte le sedi, ma credo sia doveroso da parte della liquidazione coatta amministrativa, proprietaria dei quadri, una spiegazione”.

 

La marcia indietro di BpVi sul ritorno delle opere a Prato

Lo scorso gennaio fu siglato un accordo tra l’ex BPVi, il Comune di Prato, Confindustria Toscana Nord e  la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato nel quale si impegnano le parti alla valorizzazione della Galleria degli Alberti (Bellini incluso) sul territorio di Prato indipendentemente da ogni pronunciamento degli organi di tutela. Oggi che la Popolare di Vicenza non esiste più quell’accordo – secondo il Comune – deve essere onorato dalla liquidazione coatta amministrativa (proprietaria dei quadri) e da Banca Intesa (in quanto proprietaria di Palazzo degli Alberti). Rispetto a un anno fa, lo scenario è mutato radicalmente: allora la BpVi, diretta da Fabrizio Viola, intendeva recuperare il rapporto con il territorio pratese e il ritorno delle opere in città costituiva un segnale di discontinuità con l’epoca Zonin (“Riportiamo le opere che erano state trasferite a Vicenza un po’ napoleonicamente” aveva chiosato l’allora presidente BpVi Gianni Mion).
Adesso lo stesso Fabrizio Viola è tra i commissari liquidatori della Popolare di Vicenza e deve fare cassa per rifondere i creditori, vendendo i pochi beni rimasti dopo l’acquisizione della parte sana delle popolari venete da parte di Intesa San Paolo. Si spiega così il braccio di ferro legale sulle opere del Bellini e della Galleria degli Alberti, che avrebbero un valore di mercato maggiore se fosse tolto il vincolo territoriale con Prato.

 

Le mosse del Comune

“Saremo accanto alla Soprindentenza toscana che già ha mosso i primi passi e che non deve assolutamente sentirsi sola in questa che non è solo una contesa legale ma è sopratutto una battaglia culturale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio del nostro territorio, patrimonio che vede nella Galleria degli Alberti una delle sue massime espressioni – ha dichiarato Matteo Biffoni -. E’ una battaglia che non deve e non può essere ridotta ad una questione soltanto pratese. La BPVi, o quel che per colpa imprenditoriale di Zonin ne resta, non è il primo né sarà l’ultimo soggetto che tenterà di rendere privato e particolare quello che è invece di proprietà di una comunità, ovvero di tutti, in questo caso di tutti noi pratesi. Del resto, in questo senso va l’accordo stipulato a gennaio 2017 fra BPVi, il Comune di Prato, Confindustria Toscana Nord e la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che continuo a ritenere essere il patto da rispettare”.

Sulla collocazione delle opere il sindaco è chiaro: “La città è pronta ad ospitare le opere a Palazzo Pretorio e in particolare al Monte de’ Pegni – che attualmente ospita la mostra sulla Cintola -, luogo naturale per la loro valorizzazione: sarebbe una beffa un rientro delle opere in città non accompagnato dalla possibilità di una loro restituzione alla comunità”.

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